Il non riconoscersi e la dimensione dell'altrove
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Il non riconoscersi e la dimensione dell'altrove

Il non riconoscersi e la dimensione dell'altrove

Invito all'Arte
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Il Mito ha accompagnato l'uomo lungo il cammino di formazione attraverso varie culture, divenendo tramite l'alfabeto degli archetipi una presenza costante a cui rivolgersi nei momenti di crisi e di mancato confronto con l'ambiente circostante.

Il non riconoscersi e la  dimensione dell'altrove
Il non riconoscersi e la dimensione dell'altrove

 

Il Mito ha l'odore dell'eterna madre, di una presenza a cui il sonno della ragione concede un fertile abbraccio. Il Mito è dentro di noi ma la condizione della frenesia moderna lo aliena, compromettendo l'identità tramite l'identificazione con le proprie radici.

Anticamente il Mito era il terreno comune col quale confrontarsi e sul uale intrecciare costruttivi dialoghi floridi sul piano della creatività individuale. Il Mito è ombra e Luce, oasi di ristoro in cui rinfrancare lo spirito vagabondo. 

Nel Novececento la nuova frontiera della psicanalisi apre le porte a nuove concezioni sulla realtà spirituale dell'uomo, socchiudendo spiragli su paesaggi misteriosi e sconosciuti dell'intimo umano e trasferendo l'attenzione dall'esterno, il sociale, all'interno. La psicanalisi junghiana più che freudiana tende a fare luce laddove risiede addormentata l'identità individuale che assorbe e riflette, elabora e proietta le disarmonie del mondo. Tale studio al quale si dedicano vari specialisti avviati al dialogo multidisciplinare, ha l'obiettivo di indagare e non di cancellare il mistero che ognuno si porta dentro, basato su un linguaggio proprio, indipendente dalla ragione sulla quale si stendono e verso la quale si protendono le esigenze e i moti del mondo.

Cio' che abita nell'uomo in piena oscurità è un universo fertile ma tenebroso, rigoglioso e indomito. Selvaggio. Ciò che dimora all'interno della psiche è un altrove sconosciuto, una landa inarrivabile che si protende oltre gli orizzont conoscibili.

La metamorfosi
La metamorfosi

E' partendo da queste basi che lo scrittore boemo Franz Kafka compone il suo racconto La metamorfosi pubblicato per la prima volta nel 1915. Tale opera in apparenza sembra riflettere in forma simbolica la personalità complessa dell'autore. Di origini ebraiche, nato e formatosi in un territorio, quello austroungarico, di cerniera tra l'Oriente e l'Occidente europei e di affaccio sui Balcani, Franz Kafka cresce con un carattere timido, riservato. Fondamentalmente insicuro, non si accetta nell'aspetto, compromettendo cosi la sua intimità sessuale. Ciò basterebbe a giustificare il soggetto, nonchè la trama, del suo racconto il cui protagonista è un ragazzo che la mattina si sveglia in un corpo d'insetto che non accetta e del quale cercherà di liberarsi. A ben guardare però, l'opera nasconde altri molteplici fattori che ne hanno determinato la gestazione, non ultimo la presenza di una nutrita e dettagliata cultura letteraria che risente della dimensione favolistica delle regioni balcaniche e russe che ha dato un taglio nuovo, del tutto inedito alla corrente esistenialistica rintracciabile nell'opera in questione in cui la famiglia che circonda il protagonista potrebbe altresì rappresentare le radici interiori, di provenienza ebraica dell'autore Kafka, sul punto di essere colpite duramente dalla politica xenofoba di Hitler, cosi come il territorio vergine, del tutto inesplorato degli archetipi in un continuo e burrascoso confronto con gli stereotipi dell'intellettualismo convenzionale.

Sta di fatto che tale opera, attualissima, palesa il disagio dell'uomo moderno e dell'intellettuale proiettato verso il mondo nella veste di uomo comune incapace di sopravvivere se non attraverso le regole che la società gli impone, e quindi costretto a rivestire un ruolo che contraddice la sua nobiltà di pensiero. La nuova figura dell'intellettuale fluttuante di cui Kafka è un lampante testimone col suo impiego di assicuratore nelle Generali, prenderà sempre più piede nella concretezza del mondo divaricando lo iato tra l'intellettuale moderno e i suoi predecessori e contribuendo al processo di alienazione del nobile Pensiero e dell'arte dall'irrefrenabile corsa del mondo.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.