Il fuoco e la civilta' della cenere
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Il fuoco e la civilta' della cenere

Il fuoco e la civilta' della cenere

l'Opinione
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
  1. L'uomo e' l'albero nel linguaggio immaginifico di ogni cultura.

Il fuoco e la civilta' della cenere
Il fuoco e la civilta' della cenere

In questi giorni gli incendi tengono banco sulle prime pagine delle principali testate giornalistiche. Fanno clamore sulla spiaggia, accendono discussioni in ufficio e tra i ragazzi, mentre gli anziani lamentano la difficolta' a respirare per il troppo fumo che ruba gli aromi ai cibi e impregna gli indumenti che asciugano al vento e al sole. Tutto puzza di cenere e macerie e di sera filamenti neri offuscano le stelle e il loro bagliore. Cio' che si consuma nei boschi arriva sui lidi, stupisce per il brillio delle fiamme che camminano sotto le mani anonime che le accendono. L'incendio si vede, si avverte dal basso e non e' di certo un bel guardare, ne' un bel sentire dalle marine brulicanti di estate, mentre in alto, tra i recinti di fuoco e' un morire tra pianti e disperazione... l'altra faccia della vita.

Di mattina dal mare che puzza di cenere schiumosa e galleggiante si grida allo scempio, mentre alle dei bagnanti regna la desolazione. Si e' in un clima di guerra con gli aerei che rombano sulle nostre teste in cerca degli anonimi assassini, gli untori degli incendi. Il chiasso dei commenti vince il silenzio dei boschi che hanno perso la loro pace di antichi santuari immolati alla vita, ora profanati per mano dell'uomo a cui non basta violentando sporcando, sottrarre la bellezza verginale che tra gli alberi e nel sottobosco si respira,, ma si nutre di volta in volta di nuovi sfregi. Il bosco muore in silenzio per incuria, abbandono, distrazione e soprattutto per quella mancanza di Cultura che i nostri avi possedevano e che non si apprende sui banchi di scuola.

La scuola di oggi istruisce ma non educa, ne' forma. Insegna una felicita' fittizia, dispensatrice di un tronfio benessere che allontana sempre di piu' l'uomo da se stesso e fa esistere come unico principio il denaro. Col denaro potrai tutto, ma non di certo comprarti cio' che e' essenziale: l'armonia e la consapevolezza che ti fanno essere una persona migliore in un mondo migliore. La scuola oggi erudisce e affama l'anima di solitudine. Non e' quel giardino limpido nel quale il letterato si raccoglieva nutrendo il suo spirito e neanche quella promessa fatta ad ogni scolaro dall'altare della cattedra, di un domani dignitoso. Si rimane soli crescendo, in un santuario di pietra che coltiva il disprezzo verso il mondo e il cielo e gli astri irraggiungibili e verso gli alberi che li omaggiano. Non si incontra da nessuna parte, ma insieme all'amarezza dei boschi bruciati c'e' lo sdegno per il fallimento di un'epoca incapace di nutrire e saziare l'anima.

Chi incendia e' esecutore e vittima e cio' induce di per se' a profonde quanto inquietanti riflessioni. Al di la' delle ecomafie, del contadino che non riesce a domare il fuoco appiccato tra le sterpaglie, del pastore che vuole nuovi pascoli per sfamare le sue greggi, del giro di interessi piu' o meno reale di forestali, di speculatori di vario genere, il piromane tanto nominato resta in ombra e senza identita', forse perche' non riusciamo ad accusare noi stessi per la promessa negata ai nostri figli. Un pugno di cenere e niente piu'. Le montagne non reggono dinanzi ai reali problemi della vita e all'amara constatazione che la societa' brucia e spegne in un macabro gioco ogni indizio di crescita.

Gli alberi siamo noi, meglio, la proiezione di cio' che non ci permettono di essere: liberi, resistenti e forti, con un sogno da coltivare nella speranza di realizzarlo. Il piromane e' l'albero bruciato che non trova spazio sui giornali dove contano i numeri di cio' che e' andato distrutto e di quanto occorrera' investire per ricostruire un mondo che arranca incapace di conservare e di tramandare.













Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001