TECNOLOGIA, AlterEgo, il dispositivo che trasforma i pensieri in ricerche su Google
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TECNOLOGIA, AlterEgo, il dispositivo che trasforma i pensieri in ricerche su Google

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Il MIT Media Lab al lavoro su uno strumento che percepisce le 'parole pensate' grazie ai segnali trasmessi dal cervello ai muscoli facciali. I ricercatori: "È come avere dei superpoteri"

TECNOLOGIA, AlterEgo, il dispositivo che trasforma i pensieri in ricerche su Google
TECNOLOGIA, AlterEgo, il dispositivo che trasforma i pensieri in ricerche su Google



Non siamo dalle parti di Cerebro, la tecnologia immaginaria usata dal professor Charles Xavier nei fumetti e nei film degli X-Men per localizzare telepaticamente grazie a una sorta di rete neurale globale gli altri mutanti sparsi qua e là per il globo, ma poco ci manca. Parliamo di AlterEgo, lo strumento nato al MIT Media Lab da Arnav Kapur e Pattie Maes: permette a chi lo indossa di effettuare delle ricerche su Google o dei calcoli senza proferire parola.

IL PROTOTIPO - Un gancio che si ancora all'orecchio destro e una fascia con dei sensori piazzati in sette aree chiave della guancia, della mandibola e del mento, il prototipo può riconoscere le cifre da 0 a 9 e circa un centinaio di parole. Secondo i suoi ideatori, al posto di pronunciare gli abituali "Hey Siri!" oppure "Ok Google" e poi dettare all'assistente virtuale la ricerca di un ristorante di sushi o l'evoluzione della situazione meteo su una particolare area geografica, basterà "pensare" la nostra query (la richiesta). L'esito verrà poi comunicato tramite l'apposito auricolare.

"È come avere dei superpoteri", ha affermato Arnav Kapur anche se, in realtà, la spiegazione è molto più prosaica: quando pensiamo di parlare, il nostro cervello spedisce comunque dei segnali ai muscoli facciali, anche se non diciamo nulla ad alta voce. AlterEgo è in grado di tradurli.

"La motivazione alla base della nostra ricerca era quella di dare vita a un dispositivo di 'Intelligenza aumentata'. Abbiamo lavorato intorno a un concetto ben preciso: è possibile riuscire a creare un sistema di elaborazione dati che sia più interno nonché in grado di fondere l'elemento umano e quello artificiale così da ottenere una specie di estensione interna della nostra stessa cognizione?". La risposta – nonostante si tratti ancora di un progetto in fase di sviluppo – sembra essere affermativa: AlterEgo dialoga con il fruitore e Google senza che nessun interlocutore terzo riesca a rendersi conto dello scambio; lo stesso auricolare con cui vengono fornite le risposte all'utilizzatore non scherma totalmente l'udito, consentendo un'interazione più immediata con l'ambiente circostante.

I TEST - Nelle fasi di ricerca che hanno portato alla creazione del prototipo era fondamentale capire quale fosse la parte del volto da cui si generano i segnali neuromuscolari più affidabili. Per scoprirlo hanno chiesto ad alcune 'cavie' di subvocalizzare la medesima serie di parole per quattro volte, mentre i movimenti venivano registrati da 16 elettrodi che, a ogni ripetizione subvocale, venivano spostati in una differente zona della viso: le informazioni ottenute in questa sessione hanno portato all'individuazione delle sette particolari aree con cui comunicare con AlterEgo.

IL RICONOSCIMENTO VOCALE: AL 90% - Gli esperimenti di Kapur e Maes, al momento, sono stati fatti porgendo ad AlterEgo delle domande incentrate su un set predefinito di città – come ad esempio "Quanti sono gli abitanti di Santiago del Cile?" - E problemi aritmetici di base. Il riconoscimento vocale 'interno' ha richiesto circa 31 ore di training da parte dei tester: l'accuratezza dei numeri e delle parole si attesta, per il momento, al 90%. Entrambi sono convinti che la precisione di AlterEgo non può che incrementare con l'utilizzo.

Non si tratta dell'unico dispositivo di questo genere ad essere in fase di sviluppo, ma è di sicuro meno 'invasivo' per la praticità di utilizzo e l'estetica del design rispetto a quelli medicali. Il dr. James M. Gilbert dell'Università di Hull è al lavoro su un'apparecchiatura pensata per i malati di cancro che hanno perso la laringe, ma il suo funzionamento ruota sul piazzamento di magneti impiantati sulle labbra e sulla lingua: molto difficilmente uscirà dal contesto di impiego ospedaliero. Facebook da una parte e Elon Musk con la sua Neuralink dall'altra stanno cercando di costruire interfacce computer – cervello capaci di trasformare i pensieri in testo intercettando i segnali cerebrali e non quelli nervosi.

E a quel punto le problematiche relative alla privacy potrebbero assumere dei connotati anche più inquietanti delle doverose riflessioni e mea culpa scaturite dopo lo scandalo Cambridge Analytica.

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