L'eternità. Nella sfuggenza, il volto della madre
Dove andrei, in quale goccia di fremito mi rifugerei, se non ci fossi tu?
Dove andrei, in quale goccia di fremito mi rifugerei, se non ci fossi tu?
L'ambiguità è il neutro. Altra cosa è l'androgino. Se il neutro è associato alla vanificazione dei caratteri maschile e femminile, al contrario l'androgino ne è la sintesi. Sulla base di questo concetto possiamo dedurre che il primo è il nulla, la vanificazione di ogni principio, il secondo invece è la completezza che rimanda al Tutto divino.
Considerare il Medioevo chiuso alle influenze mediorientali e arabe significa non comprenderlo in profondità. Nonostante il pieno controllo della Chiesa sulla società e sulla vita culturale, sono tanti i riferimenti che ci riportano alla cultura mediorientale, attraverso l'Adriatico e l'Egeo.
In alchimia il metallo con la croce a cui corrisponde il pianeta omonimo è Mercurio collocato da Dante nel secondo cielo. La visione della croce nell'immensa luce composta dai beati è riferita al cielo di Marte, il quarto per ordine nell'ascesa verso il cielo più alto. Stupisce perché proprio al pianeta rosso Dante abbia associato il simbolo per eccellenza dei Cristiani.
La croce nella luce che vede Dante è immagine di vera Resurrezione. Non c'è visione che non abbia un significato universale che elevi a vera fede quanto il credente ritiene. La visione di un santo o di un angelo è una visita che risolleva il nostro essere da una forma di scoramento, oppure la risposta tanto attesa a una supplica.
Nella luce ogni pelle è un velo e come tale nasconde e rivela. "Velo" e "rivelazione" che lo contiene sono presenti nella poetica di Dante il quale superbamente descrive il passaggio della luce nei corpi che ad essa tendono e da essa si fanno assorbire mantenendo ciascuno la propria visibile identità.
Che cos'è il Paradiso se non il luogo nascosto negli occhi di chi guarda? È tensione e se non fosse a parte rispetto a dove siamo, non sortirebbe lo stesso effetto di attrazione e di richiamo. È il luogo della luce, un lago d'oro tra le tenebre. È il luogo in cui si perde lo sguardo degli innamorati che di colpo si scoprono artisti.
L'immagine del volo sembra contrastare con la severità della pietra che diviene simbolo dell'architettura sacra medievale, in particolare del Romanico. Sebbene le abitazioni e le costruzioni nel Nord Europa fossero prevalentemente in legno, la pietra ha la sua rilevanza ovunque e ci ha lasciato testimonianza di sé attraverso gli imponenti castelli.
Solo quando viviamo un sano rapporto d'amore assaporiamo nel vero la libertà. La libertà è un volo che ci porta nella gioia a superare i nostri stretti limiti, unendoci alla bellezza del Tutto di cui siamo parte. L'amore vissuto totalmente è tensione verso l'infinito che cogliamo come qualcosa di intimo e non fonte di dispersione.
Se non ci fosse l'ordine, ci sparpaglieremmo alla deriva dell'Universo. Nulla ci insegna più dell'osservazione del Creato in solitaria, o comunque, mentre siamo concentrati sulla sua eloquenza. Perché il Creato ci eleva dal nostro piccolo ad abbracciare l'Universale che respira dentro e oltre noi.
Che cos'è la lontananza se non quanto ci separa dalla dimensione delle origini che assaporiamo durante l'infanzia? Tutto il resto è dimenticanza e smarrimento, quest'ultimo la nuova dimensione in cui siamo costretti a vivere.