"Ama il prossimo tuo come te stesso" e' uno degli insegnamenti piu' toccanti che ritroviamo nel Vangelo.

Gesu' con questa espressione tende a soverchiare ogni forma di separatismo sociofilosofico, aprendo gli orizzonti alla ridefinizione dell'altro. L'altro e' il prossimo, colui che con il termine fratello tende a smussare gli angoli di ogni supposizione e preconcetto di estraneita'.
Conoscendo l'altro, avvicinando l'altro, noi entriamo in noi stessi e nella comprensiobe piu' profonda. L'altro e' in rapporto alla persona come l'io al Se'. L'altro non e' che una percezione astratta, uno specchio illusorio che finisce col proiettare il panorama illeggibile dell'individuo. L'individuo si fa persona nel momento in cui accoglie l'altro in una ralazione empatica che ha il potere di scalfire ogni barriera. L'empatia e l'accoglienza gettano le basi al sentimento di compassione che, a differenza di quanto generalmente riteniamo, non e' congiunto al senso di pieta'. In quanto tale, questa difatti esige un'osservazione dall'alto e quindi una collocazione su altri piani. Andando oltre il confronto diretto, la compassione consente invece al singolo di entrare nell'altro abbattendo il muro materico.
La fisica quantistica attualmente ha conseguito traguardi di rivoluzione ed evoluzione del Pensiero prima impensabili, circa la definizione di materia. La materia diversamente da quanto si pensasse e' vuota e definita dalle frequenze delle onde energetiche che, vibrando, ogni singola particella trasmette. Su queste basi ogni dogmatico concetto di forma in rapporto alla materia viene giu' come fosse una maschera sovrapposta alla natura delle cose alterata dalla ragione che coglie solo aspetti del reale disgregati tra loro.
Ragione deriva infatti da razio=porzione che impedisce di comprendere il Tutto e ogni suo singolo elemento nella completezza che lo contraddistingue.
Attraverso l'enunciazione del su specificato insegnamento, il Gesu' storico cede il passo ala sua controparte iniziatica rivelando il senso delle Scritture. I Vangeli gnostici possono quindi essere in virtu' di cio' intesi come un'estensione tramite il linguaggio metaforico della parabola, dei contenuti presenti nei Vangeli canonici.
La sofferenza in riferimento all'espressione principe su citata, non sarebbe altro che il mancato e spontaneo scivolamento nell'altro e in se stessi. La resistenza provocata da una discordanza di frequenze impedisce il conseguimento di quell'armonia, altra cosa rispetto al concetto classico e dogmatico di equilibrio inteso come stasi. Non siamo difatti che luce danzante che illumina ed espande i vuoti della nostra origine.