L'Universo letterario reggerà finché l'uomo avrà il potere di immaginare e prima ancora di immaginarsi. Siamo, nel momento in cui ci proiettiamo all'esterno e questo è di per sé un'azione creativa.
Come quella del Dio enucleatosi attraverso il Verbo a cui fa riferimento prendendo spunto dalla forte influenza greca, il Vangelo di Giovanni a proposito della Creazione nel passaggio della Genesi. Il punto è proprio questo. L'uomo immagina e crea. Attraverso la creazione non in senso artistico più puro ma che può includere anche questo, si determina. La determinazione è spinta oltre la definizione che è in sé un fatto compiuto. Con l'emancipazione della tecnologia cibernetica, le proprietà immaginative intrinseche all'uomo si ridurranno drasticamente, così come la capacità di raccontarsi anche attraverso aneddoti e non solo. Stiamo già assistendo a un processo di polverizzazione delle fiabe o dei racconti tradizionali che contengono informazioni da cogliersi sul piano emozionale, nonché immaginativo.
Il crescente bisogno di filtrare tutto attraverso la logica ci farà scadere su un piano troppo finito che produrrà sterilità su tanti fronti. E non ultimo ci renderà schiavi. La logica affidata al Logos è quanto già contemplato dalla filosofia classica che pure si è arrestata dinanzi al Bello e alle emozioni proponendo svariate interpretazioni che dopo il Romanticismo e con l'avvento della Psicanalisi hanno cercato di dare risposte più obiettive ed esaustive. L'energia non esiste solo come fonte e motore di una determinazione meccanicistica. L'energia è tutto ma va vista come innescatrice di processi perfetti e percettibili, non la ragione escatologica degli stessi.