Oggi avrei da piangere e tanto. La tenerezza di un gatto mi tocca sempre, nonostante o forse perché come un gatto, da pochi mi sento compresa. E non so come rispondere o difendermi dalla meschinità del mondo. È delle anime belle, umane o animali a prescindere, ripiegarsi in sé per il dolore o per pregare.
È questa discordante coincidenza a intenerirmi e a far sì che dentro di me i lacci delle resistenze si sciolgano. E allora, quando ciò accade, mi sento parte della vulnerabilità racchiusa nel cuore di ogni cosa.
Cos'è la vulnerabilità se non una forma di tenerezza? Un richiamo e un invito alla calma che si fa tatto del cuore? Forse la più spietata per chi parte all'attacco e sente di approfittarsene. Il verbo "sentire"... può indicare una forma di accesso in punta di piedi nella sensibilità dell'altro, oppure, al contrario, in chi è un bruto, lo scatto a infierire e a demolire chi è indifeso. La fragilità e il suo sentire... la porta verso il cielo, se si è immersi in uno splendido contorno, altrimenti il fuoco dell'Inferno che fa urlare e anche forte, finché qualcuno non senta da dove si trova, immerso nelle foreste dell'Universo e ci venga a salvare.