Il caldo asciuga, fa evaporare anche i pensieri. L'estate è distrazione ma anche vacuità. Si perde ciò che si è per ritrovarsi poi con i ricordi in autunno. I ricordi fermano quelle poche cose che si hanno nel cuore e per chi non produce ricordi e vive il mare, tutto passa e diventa treno che viaggia. Il mare assorbe e ci fa suoi. La spuma del mare è l'eco dei ricordi che trasforma la vaghezza delle situazioni in nitidezza dei sentimenti.
Siamo ciò che abbandoniamo al mare e che con lui fa ritorno per renderci affini a chi siamo.
Le corrispondenze intrecciate dal mare non sono mai fine a se stesse e si fanno evocazione di quanto perduto che ritorna a noi e tra le braccia di chi siamo. L'evocazione è la trama tessuta dai ricordi quando sfumano e si fanno spuma nel calderone agitato del nostro vissuto.
Evocazione è dare voce a ciò che si ferma in noi e che si estende oltre i propri confini. Ogni cosa per espandersi deve essere concentrata su se stessa, altrimenti produce dissolvimento. È quanto ci insegna anche la vita odierna. Nel marasma ogni cosa si fa sfuggenza ed implode ed esplode trascinando nel baratro la trama di rapporti. Il mare insegna a mantenersi uniti restando incentrati su se stessi. Così ognuno, nessuno escluso, è re del tempo e del mondo finito e infinito delle proprie cose. La proprietà lancia le proprie reti nelle profondità inesplorate e crea una trama di legami certi e veri. Quando non si è di se stessi e nella società che fluttua sul concetto di proprietà, i rapporti sono aleatori e non solcano. Dobbiamo essere re e regine del nostro mondo e del nostro tempo per poter dare e lasciare orme oltre la dissoluzione di quanto siamo.