La Poesia è un gatto che dorme. La quiete che desta un camino acceso in una burrascosa sera invernale.
È curioso come la Poesia desti sentimenti di una ritrovata pace o al tempo stesso, lasci espandere passioni sopite.
La tranquillità e il suo opposto tumulto interiore in essa si combinano, dando sfogo a quel senso di felicità che è rinnovata espansione dell'anima. Esaustività frutto di un ascolto che solo un'opera d'arte nella sua compiutezza e universalità è in grado di infondere.
La felicità in un mondo che ha perso la capacità dell'ascolto è il senso di appagamento che nell'immediato un'opera realizza. La solitudine interiore necessaria ad accogliere la profusione estetica è culla e germoglio della felicità che la persona in grado di elevarsi attraverso la fruizione di un'opera d'arte incontra.
La capacità di emozionarsi fa la differenza tra il colto e colui che resta nella dimensione di una mediocre esistenza. La capacità di emozionarsi oggi è allentata da una cultura che di estetico in relazione all'estasi come grado di elevazione raggiunto non è più capace di offrire. L'emozione e la conseguente meraviglia sono oggi confuse con ciò che appare straordinario in quanto innaturale, ossia artificiale, e che in quanto tale non innalza né tanto meno edifica aiutando l'uomo a ritrovarsi.
Il Magnifico è nella Natura di cui il sommo poeta coglie le spoglie per rilanciarle in una nuova primavera che trova terreno fertile in chi è in sintonia animica con lui. È così che il fruitore in grado di meravigliarsi lascia incontrare il particolare e l'Universo intero, quest'ultimo nel Romanticismo contemplato con il nome inclusivo, mai generico, di Natura.
La Natura è Madre e in essa trova compimento e stimolo ogni forma di strabiliante commozione. Per il colto la commozione è il sentimento che lo porta alla comprensione di tutte le cose. È la scintilla che accende le sue interiorità e fa sì che gli stati transitori di gioia, dolore e apatia trovino una loro compiutezza.
La felicità allora, non può essere considerata disgiunta dalla saggezza. È salire verso le stelle e scendere nelle cavità più profonde, in cui ritrovare il senso smarrito di tutte le cose.