Ci soffermiamo sul valore della gioia che anima la Pasqua senza considerare più quanto avvenuto prima. È come se la sete di vita prendesse il sopravvento sulla precedente sofferenza. La fioritura ci porta a non soffermarci adeguatamente sui momenti di silenzio che restano confinati agli episodi di fustigazione e crocifissione.
Ricordare sarebbe mantenere tutto nel cuore affinché si adempisse la consapevolezza che morte e vita sono inestricabilmente l'uno nell'altro, come c'insegna il simbolo della rosa.
La preghiera è un momento di accensione e di resurrezione che va mantenuto vivo per tutto il giorno. È l'incenso illuminante che esala il suo profumo. È il cero nei pressi dell'altare, è la fiammella nel Santissimo che va costantemente controllata affinché mai si spenga.
Siamo soliti salutare chi abbiamo nel cuore con un messaggio di buongiorno e buonanotte. Chi è dentro di noi lo dovrebbe essere sempre e costantemente e quel saluto, seppure pensiero gradito, non deve rimanere confinato a quel momento. Se hai nel cuore qualcuno, sei in contatto con lui continuamente e costantemente. Così la persona scopre di essere la coppa che innalza il suo spirito ad abbracciare l'altro.
La sacralità è nel perpetuamento della tradizione, ma innanzitutto del pensiero. È costanza e dedizione. Oggi si ha fretta di tutto e i tempi ciclici che seguono e ripetono i momenti più salienti del culto cristiano si vanno riducendo. Il rischio è la loro sovrapposizione. La veglia si è congiunta alla messa ordinaria, restringendo le fasi del rito. I tre giorni del triduo pasquale sono diventati due e ciò rappresenta una severa trasgressione verso i termini che costituiscono i pilastri della tradizione. Si va incontro al perpetramento del rinnegamento di Pietro che interrompe il fluido corso del rapporto uomo Dio. Pietro, rinnegando Cristo, spezza il rapporto unitario tra Dio e l'uomo. Il canto del gallo alla terza volta lo risveglia assumendo le spoglie dello squillo di un telefono che scuote l'uomo per ricondurlo al suo contatto spirituale col Padre.
La memoria è discongiunzione, il ricordo è presenza e continuità. È essere in noi stessi e innalzare il respiro della nostra spiritualità in modo costante, oltre le sembianze transitorie delle cose, per abbracciare il Padre e con Lui la nostra identità.