"Capire" e "capienza" derivano dalla stessa radice che contiene al suo interno il riferimento al capo, ossia alla sommità del corpo. Il latino "capere" inizialmente significava "contenere" e ancora adesso nei dialetti meridionali, in quello calabrese nello specifico, viene adottato con lo stesso significato. "Non ci cape: non entra".
Nel latino tardo antico il verbo "capere" fu adottato anche in rapporto al comprendere. "Capire" equivale a contenere e ad assorbire. E il "capo" la cui provenienza etimologica è la stessa, è il contenitore per eccellenza, tant'è che i vasi e le anfore più antichi, attinenti alle culture fiorite lungo le coste del Mediterraneo, erano a forma di testa femminile.
La testa, il ventre e il cuore sono le parti del corpo che attengono alla funzione di riempire e contenere. Il ventre che contiene è una caratteristica della donna e della fertilità rappresentata dalla gravidanza.
Il cuore già per gli Egizi era la sede dell'anima. Nel processo di mummificazione il cervello veniva asportato dalle narici con una pratica minuziosa e giudiziosa eseguita tramite uncini, sulla base della convinzione che nell'altra vita non servisse più. Sulla relazione che intercorre tra cervello e intestino insiste la psicologia moderna che considera l'intestino il secondo cervello, avendo riscontrato una forma di memoria in ogni parte del corpo, anche nell'intestino che nell'aspetto ricorda difatti il cervello.
Il Giovedì Santo introduce al triduo pasquale. Il gesto della lavanda dei piedi che esprime l'opera di servizio a cui devono inchinarsi sacerdoti e ministri della Chiesa, assorbe in sé diversi significati. Purificare i piedi equivale a pulire la propria dimensione terrena prima del distacco rappresentato dalla morte. La primordialità racchiusa nell'azione permette al gesto di convertirsi in rito, partendo dalla considerazione dell'acqua quale elemento primordiale.
Il gesto della lavanda è anticipato da un altro momento riportato dal Vangelo, quello in cui la Maddalena profuma i piedi al Cristo. La bacinella di acqua viene anteposta dal vaso di unguenti che conferma la Natura divina di Cristo Gesù. Egli è il Signore e lo spargimento di olii essenziali ne ribadisce la Natura sacra e superiore. Il vaso, quale recipiente, qui s'identifica con l'essenza preziosa del Cristo, e, accordato alla leggenda della stirpe dei Merovingi, rappresenta la dispersione nel tempo dei successori diretti del sangue di Cristo. Di una linea di successione parallela a quella umana. Il fumo dell'incenso e dei sacri unguenti sale verso l'alto, si disperde nella volta celeste, disseminando nuovi germogli di prescelti.
La corrispondenza tra stelle e generazioni accomuna le tradizioni del mondo antico e la ritroviamo nell'Antico Testamento nel racconto di Abramo e sulla promessa fatta da Dio sulla sua discendenza numerosa quanto le stelle del firmamento.
L'associazione stelle anime è molto antica e mette in relazione il mondo dei trapassati con le generazioni future. Per gli Egizi il manto dea Nut era tempestato di lucine, fiammelle accese che rappresentano le anime dei defunti. La via Lattea della nostra galassia nel nome riassume la vita e la morte che si converte nuovamente in vita. Il latte, primo alimento di sostentamento per i più piccoli, conserva in sé la memoria ancestrale delle stelle e rappresenta il legame che i più piccoli avvertono con la dimensione iperuranica e siderale.