Nel precedente articolo ho sottolineato l'importanza dell'etimo "mensa" sulla base della sua origine, il cui significato è stato poi traslato all'ambito sacro liturgico. Uno dei termini di capitale importanza che meritano considerazione e che si riallacciano alla stessa radice di "mensa" è "mente" dal latino "mens-mentis" col particolare significato di luogo di raccolta.
La mente non solo è il luogo della memoria ma è anche la sede di ogni elaborazione concettuale. Alla mente fa capo la ragione che come spiega la parola stessa è una porzione dell'intelletto. La mente è proprio il luogo dell'azione dell'intelletto che non è solo sterile processazione di dati, ma anche luogo di analisi e di valutazione e riflessione su noi stessi e sugli altri. È quindi dotato di una sua sensibilità. Ancora oggi poco sappiamo sulla nostra attività cerebrale e sulla sua complessità. La scienza odierna è andata pian piano smorzando la visione tecnicistica del pensiero prendendo in considerazione svariati piani di interazione che collegano la nostra ad altre multiple dimensioni. Noi siamo qui, in questo punto, ma non solo qui. Quanto è stato messo a punto dalle rigide teorie filosofiche del primo periodo greco, oggi è considerato superato. Le indagini sulle esperienze extrasensoriali con l'avvento della psicoanalisi e con gli approfondimenti relativi alla fisica quantistica, hanno permesso di andare ben oltre le frontiere raggiunte nella conoscenza del cervello e delle sue molteplici funzioni. Già Socrate rispetto ai suoi predecessori offre nuovi impulsi verso una ricerca che guardi all'essere in toto e apra a svariate forme di possibilità, sulla base delle sue personali esperienze di bilocazione di cui erano a conoscenza i suoi discepoli e non ultimo Platone che ne venne influenzato nell'organizzazione del mondo delle idee.
Certo nell'antichità e soprattutto nelle aree a indirizzo magnogreco la mente era considerata una realtà orizzontale, associata alla dimensione spazio temporale. Una tavola appunto, un luogo di raccolta in grado di ospitare diversi articoli e ingredienti, ovvero pensieri, e l'esperienza basata sulla memoria. Come la mensa è diventata la tavola dell'altare assumendo così connotati sacri, anche la mente ha assunto un valore che ha prescisso il piano speculativo teoretico, per diventare luogo di richiamo e di unione con l'Assoluto.
Ci si interroga spesso su dove sia collocata l'anima negli esseri umani, se solo nel cuore o anche in altre parti del corpo. Come già asserivano alcune scuole mistiche del passato, l'anima non ha un suo luogo preciso e comandato, è in ogni fibra del corpo umano, in ogni sua tessera e particella e vibra sotto forma di energia. Esiste come per i suoni una scala vibrazionale associata alla luce. Quanto più pura diventa, tanto più la persona è orientata verso piani sensibili distaccati dalla visione materica delle cose. Esiste pertanto un relativismo anche in rapporto all'anima ed è quello più importante già messo a punto dai Babilonesi attraverso il testo sacro del "Talmud" che dice: "Vediamo le cose non come esse sono ma come siamo".
È interessante constatare come la scienza più moderna stia spingendosi in avanti, recuperando quanto gli antichi sapienti avevano già scritto e insegnato. Imparare equivale a recuperare estrapolando gli insegnamenti da noi stessi e da quanti ci hanno preceduti, lasciando a noi come orme i loro traguardi preziosi.