Il sogno è una condizione di immersione in una dimensione altra rispetto a quella in cui siamo. Per i Greci "sonno" e "sogno" coincidevano e avevano lo stesso etimo distintivo che è "supnos" da cui deriva la parola "ipnosi".
In sanscrito "sogno: svapnja" contiene la radice "ap: acqua" che lega l'essere vivente alla condizione intrauterina corrispondente a quella dei primordi della vita in cui esistevano solo forme legate all'ambiente acquatico. Col sonno e col sogno noi recuperiamo questa dimensione ancestrale di fluidità che ci appartiene anche in questa vita consentendoci di spaziare con la mente e di crearci attraverso l'immaginazione.
All'acqua è associata la nostra evoluzione in divenire ma sempre all'acqua che toglie ogni forma d'ingabbiamento e consente l'esperienza della dispersione, l'uomo fa riferimento per ritrovare se stesso e le sue radici. L'acqua è la culla di chi siamo e dell'arte. Le parole "sonno" e "sogno" ci comunicano da vicino l'appartenenza di ogni forma di vita all'acqua e la definizione di forma individuale a partire dall'indistinto. Dalla separazione ha luogo la vita come dimenticanza, nutrita di quel sentimento di nostalgia che ci rende incompleti. All'inizio l'essere, prima di emergere dall'indistinto, era completo, parte dell'Uno e il sogno ci riporta a quella condizione che noi rintracciamo nell'origine delle parole sonno e sogno legata a "ego sum: io sono".
La dinamica onirica che subentra con l'etimo greco "oneriros" contiene all'interno il riferimento all'acqua. "Neros" in greco significa "umido". È interessante tutto questo al fine di farci comprendere come con lo sviluppo dell'intelletto l'uomo sia precipitato nella condizione d"illusione che lo rende ignorante verso se stesso. Non solo. Ci fa altresì comprendere che il respiro è connesso al ritmo del tempo in questa vita. La dimensione amniotica e intrauterina è incompatibile con quella extrauterina. L'acqua ci riporta alla condizioni di ipnosi in cui l'uomo si astrae dalla dimensione della realtà illusoria. Il respiro imprime lo scoccare del tempo della ragione. L'uomo riflette sulla sua condizione e quanto più riflette, tanto più si allontana dalla sua radice, dall'"Io sono" che risuona nel sogno. Il Verbo si fa luce ed imprime nell'uomo l'alito del respiro, collegandolo al cielo. In tale ottica l'aria è lo spirito che ci avvicina al padre celeste, rendendocelo presente nella nostra vita. "Aria" e "sfera" hanno la stessa origine etimologica che ci riporta alla dimensione femminile rappresentata dall'elemento acqua e questo spiega il motivo per cui lo spirito "Ruah" secondo la religione ebraica è di genere femminile.