Maria e la perla, tra il prima e il dopo
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Maria e la perla, tra il prima e il dopo

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Particolare della Pietà di William Adolph Bouguereau
Particolare della Pietà di William Adolph Bouguereau

 

In Maria madre di Gesù ritroviamo tutte le antiche dee pagane della protezione e dell'amore. Maria rappresenta Gea e Gaia, non rappresenta Rea e Giunone troppo vicine all'altro aspetto del Femminile vendicativo e intrigante.

L'accostamento di Maria alla primordialità del principio femminile lo ritroviamo nel nome in riferimento al mare che contiene la rappresentazione dell'amore (nel mare ha origine la vita) e della morte perché nella ciclicità delle onde inizio e fine coesistono. Ogni riva è punto di arrivo e punto di partenza, così ogni nascita nel ciclo vitale della Natura.

A Maria, quale madre degna di amore infinito, corrisponde anche la divinità Afrodite, dea della bellezza e dell'amore. Costei, figlia del sangue dei genitali di Urano e della spuma del mare è l'equivalente della perla che per tramite del dolore che causa alla valva, viene trasformata da pietra in perla. È dimostrato che la valva nella conversione della pietra grezza soffra e che di risposta alla sofferenza produca un particolare umore che rende la pietra per caso inseritasi nel guscio la tanto stimata e apprezzata perla.

All'origine della bellezza, il primo significato di Afrodite, c'è il dolore. L'insegnamento successivo è che non esiste amore senza dolore. Il dolore negli esseri sensibili sviluppa una memoria che si converte in dolcezza e gratitudine, mai in vendetta. È una memoria sana al servizio della vita e che consente alla perla di diventare quello che è, portandola lontano dal significato poco nobile del nome. "Perla" deriva dal volgare "pernicula" una variazione di "perna: prosciutto" per via della sua forma. Ogni riferimento alla carne come sostanza svanisce nella preziosità della pietra che innalza la bellezza a puro ideale di perfezione che abbraccia la donna in toto. La perla è una goccia del mare che in quanto salato è accostato alle lacrime che aprono e concludono il ciclo vitale. Ogni creatura soffre quando viene al mondo e quando lascia questo mondo. Il dolore esprime laa forma di attaccamento.

Sappiamo da dove viene la perla e da dove viene Afrodite, sublimazione della bellezza e dell'amore, ma poche sono le informazioni in possesso su Maria prima della sua maternità. Sappiamo che era figlia di Anna (Nobile in ebraico) e di Gioacchino e che era una bambina mite e silenziosa. Maria prende vita nell'immaginario religioso a partire dall'episodio dell'Annunciazione, rispecchiando così quanto succede ad ogni donna che muore alla vecchia vita con l'esperienza della maternità. In Maria però si coglie un filo conduttore a livello spirituale tra il prima e il dopo. Questo filo la porta a "morire" di dolore ai piedi della Croce e a travalicare i confini terreni a seguito della sua ascesa al cielo avvenuta anni dopo l'esperienza lacerante da lei vissuta dinanzi alla Passione e alla Morte del Figlio.

A differenza della perla, è colei che sa e preferisce tacere per non sciupare il mistero divino.

Il silenzio accoglie e raccoglie tutto ciò che è profondo e che pronunciato perderebbe il suo candore. Maria ritrova il dolore richiamato dal suo nome in associazione al mare dopo, quando viene eletta Madre universale. Nel suo silenzio c'è il compiuto, l'esperienza terrena di ogni donna che si ritrova nel suo bagno di dolore proprio e personale. Ai piedi della Croce accanto a Maria compaiono altre donne a condividere con lei il doloroso momento e a porgerle conforto. È questa forma di cordone di sorellanza alla base delle istituzioni monastiche religiose femminili e della Croce Rossa in cui ogni infermiera si ritrova madre di Cristo nel momento in cui soccorre un soldato ferito o moribondo.

L'esperienza della morte anche se indirettamente santifica e trasforma. Fa ritrovare in ogni donna quella sua spinta all'eternità che è la vera ragione dell'amore profondo.

 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001