La sacralità del ricamo e il ritorno di Proserpina
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

La sacralità del ricamo e il ritorno di Proserpina

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Masha Kurbatova 1969 - Russian Illustrator, watercolor
Masha Kurbatova 1969 - Russian Illustrator, watercolor

 

L'eternità spaventa perché l'eternità è dissoluzione, che si tratti di dissoluzione nella luce o al contrario, nella sofferenza, nelle lacrime e nel buio. Non ricordiamo ciò che eravamo prima di nascere e questa pesante amnesia la paragoniamo al buio. Eppure dal buio ha origine la vita e il buio ci macchia di nostalgia ovunque noi siamo.

Prima del Cristianesimo il buio era costruzione. Prendiamo esempio dal mito di Proserpina che nel buio di Ade trae l'energia creativa per riemergere e popolare di fiori e frutti la terra. L'amore è emersione. Diamo troppa importanza all'amore nella fase della concentrazione dell'uno nell'altro, da dimenticare tutto il resto. I miti c'insegnano invece che c'è sempre un seguito a ogni fase e che tutti, inclusi gli dei, sono in cammino.

L'amore, il dolore del buio sono i preliminari della creazione che si compie nella luce. Noi tutti usiamo l'espressione " venire alla luce" a proposito di un ritrovamento importante o a proposito della creazione di un'opera, di una nascita. Ci si sofferma troppo sui due momenti disgiunti. Prima su quello del concepimento e poi sull'altro, della creazione, da dimenticare che c'è un filo ad unirli. Il filo è la trama dell'Universo che tiene unito l'uomo al tutto, da sbarrare il cammino al tempo e farlo percepire per quello che è: pura illusione. Nel lavoro del filo cogliamo la capacità insita nella donna di mantenere netto il legame tra il prima e il dopo, che si manifesta attraverso l'educazione trasmessa ad ogni figlio, e che porta alla congiunzione finale dei due estremi. È quanto ci propone la visione circolare delle esperienze umane ben rappresentata dal cerchio in mano alla ricamatrice. Il tombolo è l'orientamento del Cosmo, la superficie piatta su cui operare i lavori. Ognuno a modo suo recupera un capo del filo su cui operare e incidere un senso. Il senso è nell'incisione più che nel lavoro compiuto. Ogni incisione è un'orma su cui procederà il lavoro della ricamatrice che, come Proserpina al ritorno di ogni Primavera, traccia fiori e punti colorati sul telo bianco dell'inverno. Ogni colore è un fiore e ogni fiore ha in sé nuvole di profumi e atmosfere. È impossibile disgiungere colori e profumi. Grazie alle associazioni sincretiche dell'Universo ricreato in noi attraverso svariati fili che s'intersecano senza spezzarsi, ricomponiamo in noi la visione del tutto e offrendola al mondo, rigeneriamo noi stessi.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001