Le mani e gli dei Manes. Derivazione e cultura
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Le mani e gli dei Manes. Derivazione e cultura

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Sarcofagi d'epoca romana istoriati con immagini coniugali - II sec. d.c.
Sarcofagi d'epoca romana istoriati con immagini coniugali - II sec. d.c.

 

La "m" è la lettera della memoria. L'eco che ci riporta alla genesi del Cosmo. È il raggio che unisce la vita al momento dell'origine localizzato all'interno di ognuno di noi. La "m" era la lettera di Aum o Om che apre le preghiere Buddiste e "m" è anche la lettera della parola universale mamma. La si trova nelle forme di vita più evolute, "animale" e "umana".

Nelle parole più usate "mamma" e "mano" anche in senso traslato e figurato ritroviamo la "m". La mamma è memoria, perchè ci riconduce all'origine, ossia alla nostra nascita cosi come alla nascita della vita. Nella parola "mano" ritroviamo la preghiera Aum o Om richiamata dalla forma delle dita che nella mano aperta trasferiscono all'immagine del sole con i raggi e la parte centrale massiccia. Come il sole la mano accarezza dolcemente, oppure può dare colpi brucianti sulla pelle che, come le scottature, lasciano i segni. Il sole è da sempre visto dall'uomo come fonte di vita ma anche come nemico durante le fasi aride e siccitose. È un canto che indurisce e accompagna l'uomo dall'alba al tramonto. Il sole è guida e operosità a cui lui stesso apre camminando nel cielo. È il padre padrone che ti lascia secco nel deserto. È una costante che non si tira mai indietro, dissolvendo nel suo abbaglio il presente.

La luce assorbe i pensieri, astrae. Ci dimentichiamo di essere e lo rammentiamo nel momento in cui con un rumore precipitiamo nel presente. Il pensiero è il rumore che interrompe lo scorrere placido del cielo. Ciò che il sole tiene insieme, il tuono sgretola. Il tuono è il terremoto del cielo, operato dalla luce che s'infila tra le spaccature delle nubi producendo il tuono.

Per gli antichi Romani il tuono era l'urlo di Giove arrabbiato. Era il movimento inquieto prodotto dal dio che di solito era visto sedere sul suo trono.

L''espressione "Il cielo cadde sulla terra" in uso presso gli antichi, fa riferimento non solo alla pioggia abbondante ma anche alla materializzazione del tuono che dà l'impressione che macigni grossi si stacchino dal cielo.

In Calabria si usa dire quando tuona "Ruzzolano patate."

Alla base c'è la concezione secondo cui le nubi creino una cinta muraria impedendo all'uomo la visibilità di quanto accade oltre. Il dio va intuito, avvertito in sé stesso, non visto. Nell'Estremo Oriente la casa privata dell'imperatore era protetta dagli sguardi del popolo. Lo stesso imperatore anticamente compariva al pubblico coperto di veli che ne lasciavano intravedere leggermente l'aspetto.

L"invisibilità è del potente che ci concede i colori come espressione di vita. Il nesso è eloquente e sottile nel contempo. L'invisibile produce i colori. L'invisibile produce luce, ma lui è tenebra e in questo ritroviamo il discorso già affrontato alla base della strutturazione immaginifica del dio Ade.

I raggi sono i colori del sole e le vie di collegamento tra noi e lui. È tipico dei bambini colorare le dita delle mani. La mano è la parte del corpo che ci riporta a lui nel concreto. La mano è il fiore che sboccia e si richiude. Il fiore è un simbolo solare.

Nelle pitture rupestri rinvenute compaiono tante mani. L'uomo preistorico ha lasciato il segno della sua impronta esistenziale attraverso la mano. La mano contiene la memoria della vita e il desiderio d'immortalità. Ancora oggi l'impronta delle dita è un segno di riconoscimento. L'uomo preistorico che ha lasciato l'impronta della mano aveva già sviluppato il senso di una propria individualità a cui è connesso il discorso del segno da lasciare e tramandare della propria esistenza. La mano è tramandamento. Prende e rilascia ed è un ponte che riporta alla luce e segue il respiro del sole che si apre e si contrae. L'interiorizzazione dell'immagine della mano porta all'evoluzione del pensiero. Spinge l'uomo in avanti sul suo percorso e proprio dalle mani è partita la spinta alla postura verticale. Sempre tramite le mani l'uomo si è distanziato dall'animale all'origine suo stretto parente.

È curioso come gli antichi dei defunti fossero per i Romani i Mani (Manes). La parola bisillabe indica la doppia direzione di discesa e di salita. Come per i Celti nel loro Capodanno, i Mani usavano scendere e mescolarsi tra i vivi per poi ritornare nell'oltretomba. Nella mano non c'è solo estensione e contrazione, ma anche verso e direzione, come accade al sole. La direzione e il verso da adulti usiamo molto segnalarli e ci portano di fatti nel linguaggio dei segni. Il movimento di aprire e chiudere invece, anche inconsciamente ci restituisce alla dimensione sacra dei simboli e del sole.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.