Ecco perché ho sempre gli occhi all'insù. Il cielo è un inferno azzurro. Il racconto che scivola su lacrime e foglie al passo delle fate. Non siamo noi a rapire il cielo con gli occhi. È lui a sorprenderci in fretta e in un attimo ci rapisce colmando vuoti e silenzi.
È uno spettacolo il temporale da lontano. Ballerine schizzano con gambe virtuose su lastre di ghiaccio e disperdono nei campi aperti gli svolazzi delle loro piume. Si alza il sipario e lo spettacolo nel cielo plumbeo verseggiato di note gialle e rosa incomincia. Sono flash che catturano prima che tutto finisca e si riaccenda tra i buchi nel cielo il sospiro delle stelle.
Il rapimento è del cielo prima che della terra e gli dei ce lo ricordano.
Siamo soliti affibbiare un significato spregiativo alla parola "rapimento " ormai imbarbariti dalla cultura urbana. Eppure, quanti rapimenti belli i miti ci hanno tramandato! Elena, le Sabine... Persefone. Belli perché intensi e appassionati e belli da "bellum" perché pretesto di una guerra, come nel caso di Elena di Troia.
La rosa, la regina dei fiori, è un simbolo felice se ci conduce alla fioritura di qualcosa di meraviglioso che riempie l'anima e la sazia appagandola con l'amore. Altrimenti a qualcosa di brutto e mortale. La fioritura delle lacrime, per quanto immagine bella e tenera, ci riporta al dolore e alla sconfitta nella vita. Ancor più alla morte e alla sofferenza ci conduce lo sbocciare di una guerra. La rosa, regina dei fiori è apposta nel Medioevo su armature e stendardi, come simbolo di purezza e giustizia per le quali vale la pena combattere e battersi.
Scoccano i minuti, il tempo... schioccano le dita, scocca l'arco la sua freccia. Sboccia ai nostri occhi d'un tratto il fiore e la rosa. La subitaneità è più nell'incanto che lascia, che nella rapidità dell'azione.
Gagliarda santità, cuore di luce che trafigge e insegna il perdono insito nel calice di ogni cosa. Nettare divino e stilla del Signore che mai ci dimentica, insegnandoci il passo affannoso della bellezza che travalica la morte. La rosa cavalca le amarezze del mondo e ci ricorda che si viene rapiti dall'istante in cui è sepolto il nettare felice di questa vita.