La trottola e il riassorbimento nell'Uno
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La trottola e il riassorbimento nell'Uno

Amore e Psiche
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Antica trottola in legno
Antica trottola in legno

 

Il termine "fuso" oltre che ad essere legato al verbo "facere", discende dalla radice di "fio fis" la coniugazione latina di "divenire". "Factus sum" contratto da' "fuso". Il fuso crea, determina e prepara al divenire. Non si può creare se non si è e questa condizione la ritroviamo nell'antetempore in Dio.

Da Dio scaturisce il verbo "facere" e "fio" rappresentati dalla forma verbale greca "ghignomai:essere, diventare e accadere." Dio è colui che fa e quindi da qui l'attinenza con il verbo "fio".

Il fuso non a caso è lo strumento delle tre Moire che rappresentano i passaggi verbali sopra elencati. Le tre Moire risultano presenti in altre culture, in quella latina come le tre Parche e in quella celtica come le Three fates dove "Fates" non sta per "fate" bensì per "coloro che fanno" e il fare anticamente coincide con la filatura. L'uomo attraverso la donna prende coscienza della capacità di creare andando ben oltre le azioni che gli consentono di vivere, affacciandosi al superfluo che corrisponde alla riflessione su se stesso e sul mondo, quindi all'approdo a Dio. È questo il primo passo verso l'Estetica che si misura nel momento in cui l'uomo si accorge di essere nel tempo e che la bellezza lo porta a scoprire e ad avvicinarsi a Dio perché legata a segni indelebili che vanno oltre il tempo e si affacciano all'eternità. Il Giappone a riguardo ha espresso gli esempi più altisonanti battendo le altre culture sul tempo.

È così che si arriva a scoprire l'altra faccia di ciò che è esaltazione del bello e che porta a Dio, e che combacia con tutto quanto venga deplorato.

La spada delle divinità arcaiche come Metatron diviene allora la penna con cui scrivere, l'ago con cui cucire, la corda da arpeggiare, la voce da curare e il pennello o lo scalpello.

Al contrario, se l'estetica è "percepire attraverso i sensi" il rovescio non può essere che il mondo di sotto e dell'oscurità a cui l'arte non può guardare.

È interessante quanti significati possa avere il risvolto della medaglia. Se considerato in senso verticale, abbiamo quanto sopra detto e rappresentato dalla croce a taglio basso. Se invece lo cogliamo da una prospettiva orizzontale abbiamo l'idea del doppio che parte dalla radice di un'identità. Se ruotiamo la medaglia sul suo asse, le due facce coincidono perché nel movimento rotatorio si ha la coincidenza di quanto appariva in opposizione. È questo ciò che accade nei Dervishi e che porta gli aderenti a intraprendere la pratica mistica e a compiere la loro danza girando vorticosamente intorno al proprio centro. Nella rotazione vorticosa si ha l'annullamento dell'azione che porta il Dio immobile a separarsi da ciò che è nel tempo, ossia la creatura dal Creatore e si ha invece la ricomposizione nell'uno originario.

Possiamo alla base di quanto detto comprendere il significato educativo che aveva la trottola come gioco nell'antichità. Nella rotazione tutte le facce vengono assorbite da un unico colore che rappresenta il corpo integro dell'oggetto e il bianco dei dervishi è proprio la somma di questi colori. Spesso il bianco virava su un giallino che ricorda il colore puro della luce rappresentata nella storia di Aladino dalla lampada da cui esce il genio.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.