Il mese e il richiamo alla Santità
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Il mese e il richiamo alla Santità

Amore e Psiche
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Assisi, Affresco di San Francesco, predicando agli uccelli fuori Bevagna, basilica di San Francesco d'Assisi
Assisi, Affresco di San Francesco, predicando agli uccelli fuori Bevagna, basilica di San Francesco d'Assisi

 

Se la settimana ha in sé molteplici significati, altrettanti ne contiene e produce la parola "mese". Tale etimo si riconduce a "messe" col valore di "raccolta". Il mese è una raccolta di giorni, parrebbe suggerire la relazione con "messe".

In realtà i mesi sono una fila di giorni ben ordinati, ciascuno diverso dall'altro e con una propria marcata individualità, a esprimere nel tempo l'immagine variegata e infinita che trasferisce in noi la presenza attiva e produttiva della Natura. La raccolta contenuta nel significato di mese allora forse fa riferimento a quanto prodotto dall'azione dell'uomo nella vita, che anticamente parte dall'organizzazione e dall'intervento nell'agricoltura. Riprendendo quanto già detto, la campagna e la cura di essa ripongono l'uomo a stretto contatto con Dio che si è reso presente nel mondo attraverso la creazione e la Natura. Coltivare inizialmente era la forma di preghiera più alta che l'uomo potesse offrire al Creatore. Curare alberi da frutto e ortaggi significava deporre ai piedi dell'altare mazzi di fiori. A mano a mano che l'agricoltura si evolveva e organizzava trasferendosi dalle forme di baratto al commercio vero e proprio, l'uomo ha avvertito l'esigenza di non disperdersi tra le richieste del mondo e di destinare a Dio preziosi momenti della giornata.

La vita è sì lavoro, ma anche riflessione che ci riporta, partendo dallo studio del reale e della Natura, al principio primitivo che vede l'uomo a immagine e somiglianza di Dio. La speculazione e la riflessione servono a questo, a rinsaldare la provenienza e l'identità dell'uomo messe a rischio dal lavoro a seguito delle compense in guadagno.

L'avaro è colui che brucia il tempo che Dio ha destinato all'uomo, investendolo tutto nell'accumulo e saltando così le fasi ritmiche della giornata interpuntate di pause e di silenzio meditativi. Non dimentichiamo che nel Vangelo Gesù si è fatto interprete della giornata ideale di ogni buon credente, alternando momenti di lavoro al servizio della comunità, nei quali insegnava la buona Parola, ad altri invece di sorrisi e condivisione di una sana leggerezza con i suoi prescelti, ad altri ancora di solitaria meditazione.

Il diavolo è nella rottura della cadenza ritmica, fondamentale perché il ritmo fa avvertire in noi i processi che compie il Padre, intervenendo nella storia e riportandoci a lui interpretati in chiave filosofica con i termini di Immanentismo e Trascendenza.

Parimenti all'avaro ma in opposizione a lui, troviamo la figura del nullafacente, colui che brucia il suo tempo rendendolo improduttivo verso se stesso e gli altri, oltreché verso Dio. Il nullafacente è l'ingrato. Ossia colui che non mette a frutto i talenti donati da Dio, ma se l'avaro si ostina nella sua posizione, il nullafacente è più facile che ritorni sui suoi passi attraverso un evento che lo faccia riflettere e cambiare strada. È quanto riscontriamo nella vita di molte figure di santi, convertitisi a una vita povera e di preghiera.

L'avaro o accumulatore al contrario del perdigiorno e dissipatore trova spazio non nelle tragedie ma nelle commedie che tendono col sorriso a far riflettere su uno stile di vita sbagliato. Il vecchio taccagno che si crede più furbo degli altri e che viene smascherato è un personaggio della commedia dell'arte. Lo troviamo ben espresso da Plauto e a seguito da Moliére nel suo celebre "L'avaro".

Il nullafacente è invece un personaggio tragico. È colui che d'incanto, nella monotonia dei suoi giorni, riceve una chiamata da Dio che può avere tante sfumature. È colui che cambia strada esprimendo quindi una rottura con la vita precedente. Il figliol prodigo, l'Innominato manzoniano sono figure tragiche che d'improvviso ricevono il seme della conversione e decidono di accudirlo e di farlo crescere in loro.

La disponibilità alla fede è data a tutti, ma è di pochi la volontà e la predisposizione a seguirla. Il nullafacente, il riccone smoderato sono coloro che decidendo di accudire il seme nella loro anima, accettano la morte alla vita precedente e di tramutarsi in albero che matura nella nuova luce. È questa un'idea di passaggio dalla morte alla risurrezione che predispone alla Santità, ben rappresentata dalla figura di San Francesco d'Assisi.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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