Il valore del dito indice dall'''Io sono presente'' al ''tu sei''
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Il valore del dito indice dall'''Io sono presente'' al ''tu sei''

Amore e Psiche
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Gli angeli "trasportano" Dio nell'episodio della Creazione di Adamo di Michelangelo
Gli angeli "trasportano" Dio nell'episodio della Creazione di Adamo di Michelangelo

 

Già da bambini c'insegnano a dire io con le dita. L'"Io presente" in classe durante l'appello alzandosi in piedi o più semplicemente alzando braccio e indice in verticale, segna il proprio esserci. Di contro all'io presente c'è il tu, evidenziato dal dito indice in orizzontale. L'"Io presente" e il "tu sei" sono sempre illustrati dalla posizione dello stesso dito non a caso definito indice, in quanto indica.

Cosa c'è dietro questa tradizione di segni così diffusa a livello universale?

Partiamo dalla constatazione che l"'Io presente" durante l'appello indica difatti una presenza sul piano della collocazione. Ossia, "sono qui in classe e mi predispongo a seguire la lezione". Altro è l'"Io sono" che è argomento del Sé e non di pertinenza dell'istruzione scolastica anche se gli insegnanti più colti e perspicaci cercano di fare leva durante le loro ore sull'evoluzione dello studente in tutti i suoi aspetti e non ultimo su quello del Sé. Durante l'appello l'"Io sono" indica la predisposizione ad accogliere. Il dito posto in quel modo suggerisce l'antenna attivata dalla mente per recepire quanto impartito. Io mi pongo in ascolto, significa, e a un ascolto partecipato.

L'Io partecipato include la compresenza attiva di ego e sé e attraverso l'Io l'uomo si mette in cammino. All'origine della persona Io c'è il verbo latino "eo-is: vado". L'Io è l'embrione celeste che s'incammina nel tempo e che grazie alla memoria e al ricordo cresce, illuminando il soggetto. L'antenna ricettiva lo collega all'insegnante ma soprattutto al mondo intero, perché la vera istruzione è onnicomprensiva e non separatista.

Come col ricordo, noi richiamiamo a noi esperienze trascorse che risalgono dal cuore. Ma è vero anche il contrario, ossia che le esperienze trascorse ci richiamano dal nostro sottosuolo stimolate dal presente. Il dito come antenna segue un corso di richiami e di risposte e difatti, l'alunno che vuole rispondere a una domanda dell'insegnante è educato ad alzare il dito e a prendere la parola.

Che cosa sarebbe l'educazione se non la riconduzione dell'Io al Se'? Del ci sono all' Io sono? Agendo per questa strada si educa al rispetto che consiste nel vedere l'altro parte di un tutto che ci coinvolge. Allora, in tale prospettiva, l'"Io ci sono" può avere un suo significato, nel senso che sono consapevole di avere un posto e un ruolo nel tutto.

Come abbiamo però visto, l'indice allungato in orizzontale corrisponde anche al "tu sei" implicando il fattore del giudizio. Se il di dentro corrisponde al di sopra, il confronto con chi si ha di fronte predispone alla logica dello specchio. Io dico di te quanto credo di me, negandolo, e così trova il suo significato il verbo brutto "rinfacciare".

L'uomo che riesce a giudicare se stesso, è colui che si redime di fronte a Dio che è dentro di lui e rappresenta il Sé spesso identificato con la voce della coscienza. Chi è al di sopra di tutto, Dio, può giudicare perché è il Creatore che si rivolge alla sua creatura. Nel primo caso abbiamo in letteratura il monologo dell'Innominato. Nel secondo l'esempio ci giunge da Dante e dal suo viaggio nell'inferno.

"Il giudizio universale" di Michelangelo ci mostra Adamo che tende la mano aperta verso Dio che lo caccia dal Paradiso Terrestre. L'accusa di aver peccato viene espressa in giudizio dal dito indice puntato verso Adamo. Le due mani non si sfiorano ma è un allontanarsi reciproco. Da parte dell'uomo che avverte la rottura con Dio ed è alquanto preoccupato dall'ignoto che lo aspetta. Dio con quel dito lo separa da precipitandolo nel tempo che rappresenta l'inizio di un viaggio e la separazione dal nucleo di luce primordiale. L'indice puntato è la fine di un tempo al di sopra del tempo e l'inizio di un dialogo che l'uomo uscendo dalle sue paure, dovrà ricercare con Dio. La paura è in realtà la morte stessa che gli si presenta davanti come terribile sconosciuta e Adamo dovrà viverla ripetutamente. Attraverso la morte della moglie Eva, del figlio Abele ucciso da Isacco e anche di Isacco che muore nell'anima a seguito del primo omicidio per giunta fratricidio commesso nella Storia Sacra. Sono le quattro morti che compongono gli spazi della croce tramite la quale Gesù, il nuovo Adamo, ripristinerà con la sua morte e Resurrezione il legame uomo Dio.

Abbiamo visto che l'Io significa "sono in viaggio", interessante si fa l'origine del pronome "Tu". Tale pronome deriva dall'identificazione nel dio Thoth di tutto quanto attiene alla sfera lunare dell'interiorità e della magia. La magia trae ispirazione da "Imago, immagine" e il Tu era in ambito magico sacrale la trasposizione dell'io al di fuori di sé stessi. "Io sono te e tu sei me" recita il testo dei sarcofagi di Osiride mantenendo così legati attraverso l'ombra riflesso della luce il tu all'io e l'Io al che è la scintilla di Dio. Era questo il fine primitivo della magia. Mantenere i mondi uniti ricorrendo alla legge degli equilibri che ritroviamo in seno alla materia.

Quanto scritto sul sarcofago di Osiride viene enunciato da Gesù in altra formula. "Ama il prossimo tuo come te stesso" esprime la nuova alleanza tra l'uomo creatura e il Creatore che ritroviamo ribadita sempre da Gesù, in punto di morte, a Giovanni ai piedi della Croce. Giovanni, ecco tua Madre. Madre, ecco tuo figlio. Sono queste le ultime battute del suo insegnamento più grande: "Vi do un comandamento nuovo. Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi."

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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