L'idea di Dio vecchio e barbuto ci deriva dalla Bibbia ed è acquisita da Michelangelo che la trasferisce nelle sue opere. Saggi e sapienti sono canuti e con la barba, secondo la tradizione. Di contro a Dio, gli angeli da lui dipinti sono imberbi, e alcuni di loro sono persino selvaggi nella corporatura e negli atteggiamenti.
Il puro sembra proprio Adamo dall'aria spaventata e dispiaciuta. "Dispiacere" è un verbo tardoantico. In latino corrisponde a "Paenitere" e Michelangelo sembra attingere da qui nella descrizione pittorica di Adamo.
Sembrerebbe che "Dispiacere" e il suo corrispondente latino come peso si equivalgano. In realtà il secondo è ben più toccante e profondo del primo. "Paenitere" significa innanzitutto pentirsi e pentirsi significa provare pena verso se stesso. "Dispiacere" invece è un doppio spiacere, di colui che si guarda allo specchio e prova un sussulto negativo verso se stesso. Lo stesso sussulto che potrebbe provare il risentito. Il piacere è un gusto che può anche insorgere da un'idea etica di irreprensibilità interiore, ma comunque soggetta a un modello di valutazione non radicato. "Dispiacere" ha come contraltare "compiacere" ed entrambi i verbi ci rapportato alla dimensione sociale.
La coscienza è altro. E anche laddove se ne parli in termini sociali, il verbo "Dispiacere" è sicuramente più leggero dell'equivalente pentirsi.
Adamo tradisce Dio e il tradimento è un elemento ricorrente delle tragedie. Lo ritroviamo nei risvolti tragici che sorgono sulle basi delle narrazioni mitologiche. Ricorre spesso nelle Sacre Scritture come elemento non tanto di rottura, come invece nei testi profani, ma con una funzione rivelatrice. Al tradimento segue la trasformazione interiore dell'individuo che conferma doppiamente il proprio errore. Adamo sapeva e la sua cacciata è una punizione logica e incontestabile perché radicata dentro di lui. Egli è stato creato a immagine di Dio e l'immagine in ogni essere umano è la voce della coscienza. La punizione quindi, è interiore e non esterna. Così come interiore è ogni vero cambiamento che devii il corso della storia di ogni individuo.
Il tradimento di Adamo e quello di Giuda sono molto diversi tra loro ma hanno dei punti in comune. In Adamo pesa la responsabilità di tutto il genere umano e gli angeli de "Il giudizio universale" come fossero rappresentazione delle idee platoniche, anticipano quanto si concretizzerà nella storia sacra in merito all'uomo. Giuda tradisce a seguito della necessità metafisica di portare Gesù alla rivelazione come Cristo. La scelta di Giuda è quindi fondamentale perché si ristabilisca l'alleanza spezzata da Adamo. Il tradimento di costui spinge l'uomo a entrare nella Storia. Il secondo lo libera e lo riporta in alto, fornendo così i presupposti alla Terza Figura della Trinità di comparire nella Storia.