Il calice e la nuova vita
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Il calice e la nuova vita

Amore e Psiche
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Angeli con calice, Crocifissione (particolare). Roma, San Carlo alle Quattro Fontane.
Angeli con calice, Crocifissione (particolare). Roma, San Carlo alle Quattro Fontane.

 

Il calice si afferma con l'episodio dell'Ultima Cena. Prima di allora la coppa era un utensile con cui bere e mangiare. Rimanda, come abbiamo già visto al significato di "copia" abbondanza. Attraverso la coppa uomini e donne dell'antica Roma si sentivano tra gli dei dove era in uso banchettare sorseggiando nettare e miele molto fluidi.

Era questa l'ambrosia dal colore dell'ambra che al suo interno contiene a mo' di fossili i segreti della terra.

Il calice è una coppa allungata che rimanda alla verticalità della luce. A differenza della coppa, ha la base molto accentuata. È un triangolo addolcito dalla lavorazione arrotondata. Lo stelo collega la base al calice vero e proprio. È il passaggio dalla nascita extrauterina alla rinascita attraverso il sangue di Cristo.

Il calice è collegato all'espressione di Gesù riportata nei Vangeli al momento della lavanda dei piedi. "Vi do un comandamento nuovo. Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi", istituendo l'ordine sacerdotale.

La lavanda dei piedi però è un gesto che va oltre il senso di servizio. È il rito di purificazione di chi si prepara alla morte. È Gesù a eseguirla ai suoi e non il contrario, pur sapendo che sarà lui a morire ma che, a differenza degli altri, ha la certezza della Resurrezione. La lavanda quindi prepara alla morte gli apostoli di Gesù che dovranno proseguire sulla sua parola. Loro non sanno quale futuro attende i seguaci di Cristo, come non comprendono cosa significhi risorgere il terzo giorno. Non riescono a immaginare cosa significhi ritornare dalla morte e intraprendere una nuova esistenza ma sulle prove che Gesù lascerà loro dapprima con la pietra rotolata via dal sepolcro, poi comparendo mentre sono tutti loro riuniti, si aprirà negli apostoli una prospettiva di vita vera. Credere significa non avere dubbi e credere è il presupposto dell'amore di riconoscenza verso Dio. È una forma di amore che va oltre la vita e la parola ed è alla base del Cristianesimo.

L'amore è fatto di rinunce e amare significa essere disposti a perdere la vita in nome Suo.

Il calice è il superamento di ogni umana paura. Immergere le mani nel catino come fece Pilato significa rimanere in questa dimensione. Il calice prepara all'altra via che non ha nulla dei precetti del mondo ed è la via della Verità.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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