E assaporo la polifonia dei tuoni all'eco delle montagne. Nell'aria ci disperdiamo così come anche ci ritroviamo. È negli urti che lo sparpagliamento porge la sua voce.
Può ciò che è aria conoscere gli urti? Siamo spazio e aria e siamo terra e mondo. L'espansione è frutto di oscuri scontri che ci fanno essere dove non crediamo di essere. È dagli scontri che ha avuto luogo la diffusione e lo sparpagliamento come origine, rendendoci presenti anche lì dove non crederemmo e non spereremmo mai o non sappiamo di essere.
Anche gli scontri obbediscono alla mano di Dio che è azione e pensiero insieme. Dio alza la mano e forma. La mano ha una sua propria energia dipendente e indipendente e sulla base di questa sua indipendenza crea e si esprime andando oltre gli urti del mondo.
È curioso come anche l'arte obbedisca a forme di scandagliamento che disgregano allo scopo di scansione la selezione.
Cosa sarebbe la stella se non il frutto di un urto acceso che a distanza cogliamo in muta e palpitante bellezza? È luce e oscurità incorporata e illeggibile perché nell'urto e dallo scontro doniamo e riceviamo quanto in noi si elabora e traduce in vita. Dico noi, contemplando ogni forma componente il Creato. Tutto è vita e in questo singolare che abbraccia il tutto, ogni forma ha avuto origine da uno scontro e da un'esplosione in cui il caos si è messo in cammino secondo un ordine ad esso imposto da una forza misteriosa che definiamo Dio. Definendo il Cosmo gli imprimiamo una forza. Definendo il Cosmo diamo un'identità a noi stessi come certezza di essere multipli qui e ovunque, nell'irraggiungibile. Dandoci una forma, assumiamo un'identità e un'individualità che ci permette di cavalcare le onde del tempo e di mantenerci integri laddove non arriviamo, in un futuro lontano, alle ampiezze del cielo che non sappiamo se definire tale. Ecco che comparendo come esseri altrove, apriamo i confini alla vita che diventa altro, mantenendo la promessa fatta a noi stessi di traghettarci oltre con le nostre autentiche e genuine radici.