Eros e thanatos tra sacro e profano. Il pizzo e i suoi significati
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Eros e thanatos tra sacro e profano. Il pizzo e i suoi significati

Amore e Psiche
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Modello di pizzo astratto senza cuciture con fiori. carta da parati
Modello di pizzo astratto senza cuciture con fiori. carta da parati

 

La parola pizzo deriva dal latino "pictus: dipinto, ornato" che a sua volta ritroviamo nell'anglofono "picture" e nel nostro "pittura." Non ha nulla a che vedere col termine dialettale siciliano "pizzo" col significato di "mettere nel becco" associato all'attività estorsiva.

Così come nulla ha in comune col toponimo Pizzo Calabro che trae origine dall'antica civiltà nepetina lì collocata. Ciò non toglie che la bellezza paesaggistica di tale località non abbia contribuito a forgiare il nome Pizzo, per il litorale costiero frastagliato e variegato di punte, dalla bellezza selvaggia. "Pizzo" in siciliano significa anche "punta" e in riferimento all'arte del ricamo il pizzo si distingue proprio per il contorno merlettato e irregolare. Pertanto era destinato a rifinire gli orli di abiti, così come a figurare negli accessori che completano l'immagine di donna elegante.

La punta anticamente aveva un valore di prestigio e per questo, come abbiamo già visto nei precedenti articoli, era riservata alle costruzioni di rappresentanza, alle fabbriche religiose. Nel folklore definisce e completa l'immaginario popolare di streghe, fate e delle stirpi sacre del mondo incantato. Nelle punte si concentra l'energia cosmica e ciò spiega il ricciolo sul pastorale, così come la conclusione delle corone regali e di alcuni esempi di scettro.

Il pizzo lo ritroviamo di tanti colori ma tra tutti spiccano il bianco e il nero in relazione alla diversa energia trasmessa dalle punte. Possiamo quindi dedurre le motivazioni della traslazione del pizzo da semplice complemento di eleganza a complemento fondamentale dei rituali magici sulla base della seduzione che ne deriva, creata dal gioco di velature elaborate che asconde e affascina. Dal fazzoletto ai guanti, dalla veletta alla lingerie, il pizzo provoca effetti libidinosi che lo rendono particolarmente richiesto in determinate situazioni intime e nei giochi erotici.

Il pizzo bianco è particolarmente indicato e apprezzato dalle spose novelle e lo si ritrova anche nel vestiario cerimoniale di battesimi e prime comunioni. Il pizzo nero suscita una seduzione particolare che ritroviamo nel binomio eros thanatos alla base delle attività erotiche alimentate dalla ricerca di una trasgressione dai risvolti imprevedibili e spesso insani.

Da quanto detto sopra possiamo evincere la provenienza del pizzo che come il ricamo ha origini arabe. Da qui l'approdo in Sicilia che ne ha ereditato anche gli aspetti più oscuri. È del mondo arabo infatti la considerazione della donna come essere impuro che, in quanto tale, può corrompere l'uomo sulla via dei desideri corporali e pertanto necessita di essere sottomessa. Il pizzo esprime la doppia valenza della donna nel Nord Europa esplicitata dalla figura doppia di fata e strega. Nelle culture mediterranee la donna è vista come curatrice e maga buona, così come anche strega mortale e il nome della danza popolare salentina "pizzica" coniuga i lati più oscuri e misteriosi della donna fondendo la tradizione del morso della tarantola con i riti bacchico dionisiaci di matrice mediorientale. In questo ballo tipico e affascinante, non a caso un ruolo cruciale lo hanno le punte che slanciano la figura femminile in piroettanti evoluzioni che ricordano molto quelle compiute dalle danzatrici mediorientali. Nella pizzica il ruolo del maschio non è trainante come sembrerebbe, ma subordinato. Mentre avanza verso la donna, questa si sottrae nel rito di corteggiamento in cui è il mistero esercitato dalla donna a conferirle il fascino dell'inafferrabile in senso lato.

I guanti neri in pizzo sono sinonimo di tentazione erotica. I guanti che coprono polso e salgono fino al gomito stimolano l'associazione degli arti superiori alle gambe creando l'effetto trappola nella mente maschile. I giochi erotici sono intriganti se vissuti con amore, altrimenti inducono a forme di alterazione psichica molto pericolose. Conoscere il messaggio di certe forme di comunicazione che coinvolgono corpo e abbigliamento permette in un certo senso di preservarsi da situazioni all'apparenza divertenti che possono però sviluppare forme di seria dipendenza.

Il connubio erotismo religione è un argomento in pochi casi affrontato perché ritenuto sdrucciolevole e di non facile comunicazione. Il vedo e non vedo determinato dai giochi di trasparenza applicati al pizzo avvicina alla solennità misteriosa di Dio. Lo stesso effetto è indotto dalla grata degli istituti religiosi che separa l'ambiente sacro dalle visite dei profani. L'inaccessibilità è alla base dell'erotismo e la si ritrova nell'archetipo della tela del ragno che abbindola e uccide. La luce di Dio è potenza che non tutti hanno la capacità di reggere nella sua radiosità, va pertanto preservata da occhi indiscreti. È la luce bianca che si converte in nera nel momento in cui trafigge e abbaglia. La luce erotica è all'opposto nera e vi si accosta chi ricerca la pienezza dei sensi intesa come abbagliante appagamento totale. Sia il Sacro che l'eros per vie diverse contemplano il binomio Eros Thanatos. Nella dimensione sacra l'eros viene vissuto come donazione e adorazione totale che trascende corpo e mente e sviluppa l'estasi mistica. Un esempio in tal senso ci viene porto da Santa Teresa D'Avila e dalle sue crisi mistiche. Nel caso di Thanatos invece, l'eros brucia e distrugge se non viene alimentato dalla fiamma eterna dell'amore.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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