Lo Scorpione e il traino dello spirito nel mondo di sotto
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Lo Scorpione e il traino dello spirito nel mondo di sotto

Amore e Psiche
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Costellazione dello scorpione sullo sfondo della notte stellata
Costellazione dello scorpione sullo sfondo della notte stellata

 

È delle stagioni equinoziali la proiezione in orizzontale del mondo. Il cielo e la terra si profondono l'uno nell'altra divenendo un'unica cosa pur rimanendo realtà distinte. È quanto succede nell'amore le cui specifiche divinità ne diventano trasporto e immagine.

L'autunno ha i cieli spezzati e le volte basse. Si offre a riempire gli spazi rimasti vuoti da ciò che è stato arso dal duro sole e cade a terra accartocciandosi. È la conseguenza della corsa sfrenata incontro alla vita che viviamo in estate. Un incantamento che si estingue presto e rapidamente. In autunno il cielo attraverso le vesti di aria si flette a penetrare la terra, regalandoci altra vita che riacquista respiro nel sommerso o nei liquidi lasciati a riposo. È la stagione della liquefazione del cielo nella terra che si fa fango e mescola lacrime e sabbia.

Le metamorfosi nelle due stagioni di mezzo si compiono e ci preparano alla risalita verso le stelle che avviene con le grandi iniziazioni di uscita dal Cosmo, nel segno del Capricorno.

In autunno il cielo è come se traghettasse allo scopo di ricollocare al suo centro le costellazioni dello Scorpione e del Sagittario dopo la rottura con l'estate avvenuta col segno della Vergine, l'androginismo astrale, che è del concepimento di Cristo nelle sue vesti umane.

La Vergine come costellazione è come se introducesse un nuovo inizio e la discesa nel regno della vegetazione di Dioniso Bacco a cui più di tutte le piante è consacrata la vite e il suo frutto l'uva la cui parola identificativa è non a caso composta di tre lettere che esprimono la configurazione del triangolo. Dioniso, dopo l'irrequietezza estiva, è come se si concentrasse sull'operosità alchemica a cui introduce la costellazione dello Scorpione. "A San Martino ogni mosto diventa vino" si suol dire mettendo in evidenza la metamorfosi tramite cui la putrefazione diventa preparazione a una rinascita all'interno del processo di vinificazione che ha la finalità di convertire la fatica in ebbrezza. E proprio questa finalità o obiettivo viene espressa dalla mira del sagittario che si focalizza in un punto preciso da colpire con la freccia. È la ragione col suo ordine spirituale che interviene sull'ebbrezza a rappresentare un nuovo Cosmo che prenderà la sua configurazione in occasione del solstizio invernale.

È interessante come al segno zodiacale dello Scorpione i Celti facessero corrispondere il loro capodanno ponendo così l'accento sull'attività spirituale da cui dipende ogni sfera dell'agire umano. Lo Scorpione è un segno che ritroviamo presente nelle culture ad indirizzo sacro più antiche ed evolute del pianeta, e anche lì dove non è propriamente presente. È un aracnide collegato al teriomorfismo del ragno che ritroviamo a proposito della tela nella scansione delle tre età dell'uomo in rapporto alle tre filatrici. È la nascita che si converte in morte e viceversa, e la compresenza di vita e morte sintetizza l'esperienza estetica e conviviale dell'uomo rappresentata dalle arti e dalla danza. E qui ritroviamo Dioniso e la sua teofania, così come la tradizione della taranta e della pizzica salentina in cui la follia (veleno) diviene farmaco per l'intera comunità. La tarantolata era la curandera e la veggente armata di una ingegnosa intuizione che è proprio del mondo delle tenebre rappresentato dagli Inferi. Era ritenuta santa e maledetta, colei che trascina verso il cielo o a seconda, le tenebre, la sua schiera di accoliti. Sia la tarantola che lo scorpione sono aracnidi che vivono nelle aree assolate e pietrose del Mediterraneo, nell'ombra e all'improvviso escono allo scoperto, mordono e pungono. Nonostante il mito salentino veicolato dalla pizzica collegato alla tarantola, è lo scorpione sicuramente tra i due l'aracnide lì più presente. È un animale antico e del deserto e lo si ritrova facilmente non solo nella legnaia ma anche tra le pietre e negli edifici anche sacri abbandonati. Anche allo scorpione è collegato una danza e a quella dell'innamoramento dal taglio fatale che si svolge durante il corteggiamento.

Lo scorpione dagli Egizi era considerato un animale sacro al pari dello scarabeo. È la vita che germoglia dalle viscere della terra. Per tale ragione la costellazione segnava un inizio importante nel linguaggio del cielo. Difatti ricordava la stagione della semina prima del silenzio invernale che avrebbe coccolato nel grembo della terra i nuovi germogli nel ciclo del nuovo anno. Questo in un mondo governato dalle leggi della Natura animata da una sua intrinseca e invisibile realtà spirituale che si esprime nel ritmo alternato di pause e accelerazioni, e in cui la pazienza ha un ruolo davvero significativo.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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