La dea Eriu e i miti arturiani. Dal cerchio al calice
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La dea Eriu e i miti arturiani. Dal cerchio al calice

Amore e Psiche
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grolla valdostana, particolare coppa da vino in legno tradizionale della Valle d’Aosta
grolla valdostana, particolare coppa da vino in legno tradizionale della Valle d’Aosta

 

Gli altri ispirano e insegnano. Basta avere orecchi. È quanto il cerchio è riuscito a insegnare e a trasmettere nei millenni. La cultura del cerchio trae ispirazione dal mettere al centro, dalla condivisione a cui ognuno coopera anche semplicemente presenziando.

L'attenzione muta crea in chi partecipa verbalmente o si pone in ascolto intuizioni illuminanti che cambiano il corso a trame e narrazioni, arricchendo l'ordito di base. C'è ricchezza nel cerchio e intorno ad esso e questa ricchezza si traduce in fertilità e creatività ma anche in creazione.

L'aureola che sovrasta il capo della Madonna è interpuntata di stelle e rappresenta la magia del cerchio che caratterizza il Cosmo. È quanto compare in rilievo nella Vergine di Lourdes, caratterizzato dalla cintura azzurra che rappresenta il cerchio celeste al cui centro troverà collocazione il Figlio di Dio.

L'embrione è il centro della sfera che è anche da intendersi come obiettivo equidistante. Il cuore pulsante della terra è il suo centro.

Abbiamo visto come la parola "ghirlanda" esprima sottovoce rotondità che si ritrova in ghianda e anche per traslato nella terra di Eriu, l'Irlanda. Ghirlanda riconduce al mito arturuano del Graal, del calice dell'alto Medioevo chiamato grolla. Era questa una via di mezzo tra il calice e la coppa ben più antica e collegata alla simbologia femminile. La grolla mette in risalto la persistenza della rotondità che rimanda alla fertilità materna e in più, slanciata in verticale, introduce al calice che, come già detto, viene alla ribalta insieme al mito del Graal.

Questi elementi si ritrovano e connotano la dea irlandese Eriu considerata la dea patrona fondatrice dell'Irlanda perché grazie a lei l'antica popolazione gaelica d'impostazione celtica la conquistò.

Siamo abituati a pensare in maschile, formati sulla tradizione giudaico cristiana che attinge a quella ebraica, a proposito di una figura guida e traghettatrice di un popolo al maschile. Eriu rappresenta colei che ha contrassegnato per i Gaelici una nuova stirpe i cui re avrebbero regnato in armonia e a lungo grazie a un calice contenente una bevanda rossa. Eriu nasce come dea della guerra e della fertilità e ciò la rende alquanto singolare rispetto alle dee del comparto asiatico e mediterraneo. Il nome, nonostante riporti all'origine scandinava "Terra", riconduce significativanente all'antica dea greca "Era". Eriu è la dea madre su cui s'imposta la tradizione irlandese dell'oralità e la ghirlanda ottenuta dall'incrocio di foglie e bacche la rappresenta in tutto, e per il forte slancio trasmesso alla tradizione mitologica poi riportata per iscritto dai primi monaci che cristianizzarono l'Irlanda.

Sia nel mito di Eriu che in quelli arturiani troviamo il calice la cui bevanda rossa nel primo caso sarebbe stata ottenuta dai frutti di un albero e nel secondo invece, designerebbe il sangue di Cristo. Il Sacro Graal è vuoto e non può essere riempito da null'altro se non dalla fede umana. In quanto tale, sposta l'interesse dal contenuto al simbolo in sé. La bevanda rossa rappresenta la fertilità della dea e il suo sangue, e rimane pertanto inscritta nell'ambito delle leggi della Natura. Il sangue reale di Cristo avrebbe dato luogo per tramite della Maddalena sbarcata in Provenza, alla dinastia dei Merovingi. Che sia vero o no, rimane il valore sacro del calice che sposta l'interesse dal di dentro al centro del cerchio. Gesù è il Bambino Celeste, colui che travalica le leggi del sangue per accomunare tutti i credenti sotto un'unica stirpe contrassegnata dal simbolo della croce.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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