Quanto ci appare lontano e nel cielo profondo, è in realtà presente e offre alla percezione umana l'evidenza del Sacro con in più il risveglio dell'immaginazione.
Il suono del campanello serve a questo, a riportare la nostra attenzione sulle forme di verità che altrimenti sfuggirebbero, presi come siamo dalle incombenze quotidiane. Il cielo ci porta a immaginare, la terra a lavorare e a creare, a trovare il Sacro nell'operosità, ma non esiste sentimento di ricerca del sottile che non parta dal richiamo del cielo e della sua presenza all'interno di noi.
Abbiamo parlato dell'ara collegata alle prime forme di sacralità paleolitiche. Erano luoghi adibiti al sacrificio e alle offerte che svaporavano nel fuoco. Se il fuoco è servito ai primi uomini evoluti per riscaldarsi e cucinare, è altresi vero che il fuoco, quale reazione fisica miracolosa, ha portato l'uomo a intuire la presenza del magico nella sua sorda realtà.
Tutto è fuoco a più livelli, dal principio della vita attraverso l'atto sessuale, all'assenza della vita nel corpo seguita dalla cremazione che è una forma di omaggio e rispetto rivolto al ciclo della Natura terrena in cui tutto nasce e nulla muore perché tutto si trasforma.
Il fuoco conduce al segreto della vita che definiamo verità. La virtù "Areté" è diventata pragmatica grazie alla conoscenza del fuoco che ha permesso all'uomo di sviluppare le sue abilità manuali e raggiungere ragguardevoli obiettivi. Attraverso il sacrificio il fuoco della terra sfuma e diventa aria disperdendosi. È l'omaggio rivolto a Dio o all'indefinibile che l'uomo rintracciava nelle sfumature del cielo. Il luccichio dei tizzoni alimentava i corpi di fuoco degli astri creando corrispondenze che arricchiranno gli oceani interiori dell'uomo.
Cos'erano i meteoriti se non palle di roccia celeste che cadendo si spegnevano? Dio è l'inestinguibile e dimora in alto tra le croste dei pianeti. Il betile caduto dal cielo è la dimora di Dio, è la sua presenza che va adorata e protetta.
Dopo l'alefh (alfa) che è la creazione di Dio traspostosi sulla terra, ossia la casa. Qui la rappresentazione della traslazione dalla verginità del paradiso terrestre alla terra dove lavorare e costruire, è evidente. L'ingegno, il fuoco nell'uomo è rimasto, divenendo anche altro con l'ingresso nel Mesolitico e poi nel Neolitico. È la proprietà come radice di chi siamo che va protetta ed edificata di continuo.