La poesia è nelle piccole cose che ci sorprendono e sembrano essere lì per noi. Ci richiamano dai nostri recessi segreti aiutandoci a comparire.
Comparire è quanto ci resta nella modernità, quale dono che si configura nel legame ancora avvertito con la Natura. La Natura si fa presente e richiama a sé chi le è simile nonostante le linee di offuscamento che appannano le nostre percezioni. Siamo tanto assuefatti da simboli in negativo da definirli ormai diavoli perché ci lacerano in profondità e profondità come ho cercato più volte di sottolineare, significa origine e relazione col mondo verginale creato da Dio.
Non riusciamo più a ritrovare in noi il regno di sopra ed è quanto ci arriva dalla rappresentazione odierna del cielo. Compromettere lo specchio del cielo significa alterare non solo i processi biochimici negli organismi della Natura, dai più piccoli ai più grandi compreso il nostro, ma anche impedire all'uomo di risollevarsi e rigenerarsi interiormente, operazione questa che dovrebbe avvenire di continuo. Ognuno è chiamato a costruire e a tutelare il suo tempio interiore dove tempio sta per "coperto" in rapporto non solo nel suo significato legato allo scorrere degli accadimenti ma anche in riferimento ai processi vitali del cielo, nonché alle sue apparizioni.
"Che tempo fa oggi?" Siamo portati a chiederci e a domandare, e da anco prima di noi il popolo inglese ha la tendenza a interrogarsi e a interrogare su questo, adattatosi a un cielo sempre più cangiante e inverosimile. Si ravvisa nella domanda "What's the weather likes?" (Com'è il tempo?) A scoprire nell'altro o meglio, a tirare fuori la voce della verità. "Weather" si riporta al vedere nel senso di cogliere non tanto il vestito del cielo, ossia come appare (vestito e vestire si riportano pure alla radice di vedere) quanto di cogliere ciò che c'è dietro e non si rivela, compromettendo la configurazione presente del tempo. Il cielo è per gli Anglosassoni e i Germani un luogo stabile che si riflette sulla pietrosità del territorio britannico e Stonehenge riflette questo concetto. "Celta" deriverebbe dalla radice di "cielo" da "celo: nascondere", facendo richiamo al regno invisibile che permea tutte le cose ed è la vera sostanza.