Sulle punte e il loro significato ci sarebbe molto da dire. Sono difatti la dimostrazione di quanto un simbolo nato con riferimenti positivi, subisca manipolazioni successive che ne screditano i contenuti. A questo va aggiunta l'azione protettiva contro la profanità, tesa a preservare la luce iniziatica di ogni simbolo.
Partiamo dall'analisi del corno e delle corna. Il corno è uno strumento che ci affaccia sul Paleolitico. Serviva a mettere in relazione l'uomo con il mondo animale a lui vicino, per studiarne migrazioni e comportamenti al fine soprattutto della caccia. Era anche un mezzo con cui instaurare un linguaggio comunicativo per mantenere vivo il legame col mondo circostante, a differenza di quanto si tende a fare oggi. Il corno nasce come protuberanza ossea dell'animale vinto e offerto in sacrificio. Il suo ululato prolungato nei millenni ha creato un codice di riferimento spaziale per le masse migratorie di animali, avvicinandole fiduciosamente ed empaticamente agli esseri umani. Il corno prima delle corna è il tramite tra l'uomo e l'animale nella rappresentazione totemica. Riverbera in esso un significato di rispetto dell'ordine naturale che assicura benessere alla comunità. Da qui il valore propiziatorio. La cornucopia s'inserisce in questo discorso, prendendo le distanze dalle corna che essendo doppie evocano il bene e il suo riflesso opposto, il male. Il corno nella sua unicità immette nel regime dell'atto sessuale che assicura la vita e regge l'evoluzione della donna dalla pubertà a salire.
Il corno è la guglia delle cattedrali ma, iroprio perché appuntito, associato ad aghi e spine è ciò che ferisce anche nell'anima. Negli antichi riti di negromanzia l'ago aveva la potenza di deviare il filo del destino di una persona, stabilendo un rapporto di malsana dipendenza tra lo stregone e la vittima, che si traduceva spesso in ricatto. "Cuglia" in dialetto calabrese significa "iella". Questo termine racchiude il riferimento alla guglia da "ago" e al significato introverso del verbo latino "colo-is: venerare" in cui l'azione in sé va oltre il richiamo alla vita e diventa vero e proprio stritolamento della vittima. Da qui la venerazione ossessiva per i rettili da parte di chi opera nell'ambito dell'occultismo, nonché per il sangue. "Venere" dea dell'amore e della bellezza la ritroviamo anche nel termine "venerare" e "vena". La logica è quella di capovolgere il significato del sangue da fonte di vita e prosperità. Si pone così fine all'indipendenza propria nel momento in cui si cade in possesso degli artifici malefici esercitati dal negromante.
Unghie, denti aguzzi e corni sono parte dell'immaginario dello stregone così come del vampiro il cui destino, come abbiamo già visto, è stato deciso in partenza.