Le corna, da simbolo dell'abbondanza a presenza oscura
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Le corna, da simbolo dell'abbondanza a presenza oscura

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Filippo Lauri - Pan e Diana, XVII sec.. Museo dell'Ulster, Belfast, Irlanda del Nord
Filippo Lauri - Pan e Diana, XVII sec.. Museo dell'Ulster, Belfast, Irlanda del Nord

 

Sul senso del doppio mi sono soffermata lungamente anche in rapporto al periodo decadentista. Il doppio c'immette su una visione altra e parallela della realtà, aprendo a svariati contenuti che trovano collocazione nella sensibilità artistica dell'uomo. Ciò che è arte è incredibilmente vero ma non reale e il doppio apre alla percezione della verità nascosta.

Più volte ho sottolineato quanto i simboli subiscano l'influenza delle culture dominanti tese a stravolgerne senso e significati, nonché il valore implicito alla loro rappresentazione. Su questo s'instaura l'acceso dibattito tra sacro e profano, teso spesso a smascherare l'attività irriverente verso l'uomo impugnata da chi detiene il controllo del Sacro.

Il Sacro è progetto divino, impostato sull'obbedienza alla natura. Un simbolo analizzato al singolare è il corno diventato strumento musicale, che nel suo doppio assume significati contrastanti.

Il corno è simbolo di fecondità attribuito all'indurimento del fallo maschile che penetrando la donna assicura la progenie. Abbiamo visto in rapporto a ciò il valore dell'unicorno. Anticamente il corno era strumento di guerra, in un tempo in cui combattere significava proteggere il suolo sacro e la propria stirpe in un progetto vivente e lungimirante che andava ben oltre il significato ristretto di famiglia.

Le corna nascono inizialmente come simbolo di fertilità e abbondanza, quindi con un valore aggiunto rispetto al corno che riconducendo al cuore di cui condivide la radice etimologica, spiega l'azione offensiva contro il nemico in ragione dei propri valori. Capiamo qui il rapporto con il mito e con l'evoluzione di esso che è la tragedia in qualità di rito. Il sangue versato in patria è sangue sacro che giustifica la realtà dell'eroe. La morte terrena diviene quindi occasione di conquista dei Campi Elisi.

Se il corno lega l'uomo ai riti di caccia paleolitici, le corna rimandano al periodo successivo, scavalcando il Mesolitico e introducendoci al pieno Neolitico. Le corna sono la spinta dell'uomo nell'agricoltura nata inizialmente come riverenza e obbedienza alle leggi della Natura. Il senso di riverenza nei tempi a seguire è stato deviato da logiche di interesse personali perpetrate con l'allevamento convertito in attività commerciale. Ciò ha comportato l'ingerenza delle attività materiali in quello che era il vero tessuto sacro dei popoli più antichi ed evoluti, portandoli a deragliare verso contenuti di idolatria. "Prendere il toro per le corna" significa compiere un'azione di assoggettamento e d'imposizione arbitraria su un ordine precostituito e quindi sacro.

Il canto dei capri che in realtà è lamento, spiega lo scollamento perpetrato dall'uomo a discapito della primordialità della natura, che porta a un serio sconvolgimento della società. È quanto il sommo poeta Esiodo ammonendo l'uomo, con "Le opere e i giorni" ci fa pervenire oggi, parlandoci della crisi dell'agricoltura al suo tempo, inquadrata in un sistema di valori.

La corna rappresentano la primitività tramite di conservazione degli equilibri e la richiesta di protezione inoltrata alla Natura. Le corna specularmente legate compongono la coppa e sono foriere di virtù e benessere e altresì di innalzamento sulla materia, ragion per cui la coppa accompagna i riti agricoli in cui compaiono satiri, Dioniso e Pan, relativi ai culti propiziatori dell'abbondanza. Il detto popolare "facciamo le corna" in senso beneaugurante parte da questi presupposti.

Con le religioni monoteiste patriarcali, la classe sacerdotale attraverso un utilizzo distorto della pratiche magiche, si è impossessato dei segreti che regolano gli equilibri della Natura, tesa a manomettere e al contempo ad acquisire prestigio sui più deboli. Le corna sono diventate nel tempo evocazione della presenza del diavolo e delle sue realtà oscure, assoggettando il popolo col terrore esercitato da un uso distorto di simboli e credenze antiche che facevano capo al paganesimo ancestrale.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.