La guerra e il suo bifrontismo. Da ''bellum'' a ''werra''
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La guerra e il suo bifrontismo. Da ''bellum'' a ''werra''

Amore e Psiche
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Hera su un antico affresco di Pompei
Hera su un antico affresco di Pompei

 

Siamo abituati a considerare la guerra in rapporto alla bellezza eroica che si trascina dentro e ci è stata tramandata dai miti. "Azione bellica", "far brillare un ordigno bellico" sono espressioni che ci riportano a una vagheggiata età in cui i grandi ideali forgiavano uomini di valore.

La guerra così appresa non sembra confliggere con la bellezza dei tempi antichi da noi assaggiati se non rivissuti tramite i racconti tramandatici da tempi immemori in cui la morte non era il lato brutto della vita, ma la sua continuità di splendore e luce. Il fatto stesso di venerare anche dopo la morte i grandi condottieri e i re sacrificatisi per concetti grandi oggigiorno estinti o trattati con irriverente ironia, fa delle grandi guerre che hanno martoriato il mondo antico, tappe obbligate di lancio verso il Cosmo. Brillare, splendere in guerra a sacrificio della propria vita è l'esempio del conseguimento di quello stato di divismo oggi all'opposto conseguito da chi opera nel mondo della finzione e dello spettacolo. Il divismo antico aveva quell'attributo eroico estintosi con la caduta del concetto di patria e di sovranità. Gli stati un tempo erano considerati stelle o pianeti splendenti, a seconda del livello di spiritualità raggiunto. Il mondo di sotto era concepito come riflesso del mondo autentico dei Cieli dove ha dimora la verità. Il mondo di sotto è contrassegnato al contrario di quello di sopra dalla realtà che a sprazzi lascia emergere una visione lucida della verità attraverso l'impegno dei sapienti in stretto contatto con la dimensione del sogno che comunica dal cielo i contenuti della verità in veste simbolica.

È l'alto a guidare il mondo di sotto e a portarlo verso l'attecchimento del principio di Cosmo nel mondo disordinato della terra. La guerra è bella se traspare dalle narrazioni antiche. Elena di Troia era bella e la bellezza come trionfo conduce ai conflitti. Così come ai conflitti ha condotto l'ira capricciosa degli dei, adulti che non invecchiano mai, col temperamento egocentrico e spavaldo degli adolescenti in cammino verso le curve in salita della vita. Ma il termine "bellum: guerra" ormai lo abbiamo accantonato e riservato al linguaggio tecnico dell'arte della guerra, arte che come dice il termine stesso, porta alla recrudescenza il dissidio tra verità e realtà, che si compie nell'animo umano e risolto solo nelle antiche storie giunte a un lieto fine. Altro è il sapore della guerra, dal germanico "Werra: mischia" convertito poi nell'anglico "War" che si rispecchia in determinati nostri dialetti, come quello pugliese in cui guerra si dice "uerr". La guerra è espressione del disordine che abbandona il principio secondo cui il Cielo trova il suo riflesso in terra. Nella mischia si perde ogni orientamento e regna la confusione. Non ci sono vinti né vincitori. Così come non ci sono giusti e ingiusti. È quanto si compì con l'età del rame, del bronzo e infine del ferro in cui l'uomo si allontanò dallo splendore delle stelle che richiamavano a un ordine eroico da imprime nell'animo umano, e si sentì rapito dall'azione ammaliante del fuoco che brucia e piega. Il dio del fuoco assiro babilonese era Ea, protettore benefico di tutti gli uomini. Lo ritroviamo per definizione anche nella dea degli Ainu, l'antenata, la protettrice che ha dato il nome al monte Fuji, non a caso un vulcano.

Il dio Ea è stato poi convertito nella dea madre Era è poi Rea, in cui la R immette nel tuono vibrante delle armi. La R al centro dà risalto alla nuova era dei conflitti nota come Kali Yuga, secondo il pensiero nduista ora ormai al termine. La R di Rea come prima lettera immette nel carattere turbolento e inaffidabile della donna, che si ritrova negli attribuiti primordiali del Kaos. La donna è ingestibile e la donna nell'età di passaggio dal bronzo al ferro si è resa responsabile dei più estesi conflitti del mondo antico, partendo dall'interno della famiglia in cui si sono consumati i peggiori scontri a proposito della linea di successione di sangue.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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