Il latino e le derivazioni della guerra
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Il latino e le derivazioni della guerra

Amore e Psiche
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Bellona con Romolo e Remo XVIIsec - olio su tela  Alessandro Turchi detto l'ORBETTO
Bellona con Romolo e Remo XVIIsec - olio su tela Alessandro Turchi detto l'ORBETTO

 

Come ho già spiegato in precedenza, i simboli nascono con un richiamo a significati precisi che però nel tempo possono mutare e piegare verso il loro opposto. Per questo si usa dire che la tradizione è una, ramificatasi e complicatasi poi nel tempo.

A proposito di simboli utilizzati come lettere e divenuti quindi segni, troviamo la W che, come abbiamo già visto, si ottiene da due V che s'incrociano a determinare uno spazio condiviso di forma triangolare. Questo spazio può essere a seconda specchio di un risultato ottenuto dall'unione e quindi appare come simbolo del figlio, oppure terreno di conquista di due popoli in conflitto, oppure ancora, in campo iniziatico, percorso di allontanamento dalla natura profana e l'approdo a una nuova coscienza. Tutto questo si traduce nel "will" che in inglese troviamo col significato e di "volontà" (e ricordo a riguardo la celebre frase di A. Crawley "Love under will" ossia "l'amore sotto la volontà") e come particella che presiede al tempo futuro. Per tutti i popoli che hanno sviluppato una cultura o meglio l'arte della guerra, il primo compito dell'uomo è quello di sconfiggere se stesso e questo principio lo ritroviamo alla base degli ordini cavallereschi e anche delle scuole iniziatiche come la Massoneria.

La lettera W è connessa al principio di condivisione o conflitto e ha dato origine alla parola germanica "werra" da noi tradotta in "guerra". La parola guerra "bellum" in latino, invece da dove ha origine? Innanzitutto soffermiamoci sul genere di suddetto etimo che non a caso è neutro, indefinibile. Ciò in quanto la guerra può presentare svariate conclusioni e le sue origini non sempre possono essere nobili. Sappiamo che "bello" in latino si dice "pulchra-er-um", allora il termine italiano "bella-o" da dove deriva?

Abbiamo visto nel precedente articolo il ruolo importante della donna nel fomentare guerre anche all'interno della stessa famiglia per il discorso della discendenza. A questo motivo si aggiunge quello legato alla bellezza legata alla donna, da sempre pretesto di scontri anche violenti. Per tali ragioni spesso la guerra è rappresentata nelle civiltà antiche da una donna.

La dea della guerra romana prima di Minerva era Bellona. Questa dea era particolarmente bella e da qui deriva l'italiano "bello-a" così anche l'aggettivo "bellico-a" in rapporto alla guerra. A sua volta "bellum" deriverebbe dal latino "duellum: scontro a due". Cito questa derivazione perché riportabile al sanscrito "yuddha" che significa: desiderio di possedere più mucche.

Il duello anticamente scaturiva da questioni sentimentali e vedeva contrapposti i due contendenti. È curioso come in India così come in Africa e nei Paesi musulmani la donna sia equiparata a tutt'oggi al valore degli animali usati nell'agricoltura, a testimonianza della persistenza in quelle aree della tradizione cacciatoriale maschile che ha conservato una posizione di dominio sulla successiva tradizione neolitica legata all'agricoltura, e si è tramandata acquisendo potere grazie alla comparsa degli allevamenti in relazione al commercio.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.