Dove c'è il fuoco io mi fermo. È un legame atavico, importante. Riscopro identità perdute in un mondo che si va spogliando di tutti i suoi riferimenti.
Quando guardiamo il fuoco, attraversiamo e a nostra volta risplendiamo dei nostri momenti più importanti. Il fuoco è sacro, a prescindere. Non solo in rapporto ad altari e a riti orientati all'Assoluto. Il fuoco viene collegato allo sfregamento della passione e a quello dell'accensione allo scopo di riscaldare e illuminare. Sicuramente azioni importanti. Quasi mai alla necessità di cuocere la carne e ai riti di cremazione, tappe fondamentali nel percorso evolutivo dell'uomo.
La scoperta del fuoco è stata senza ombra di dubbio la più rivoluzionaria perché ha permesso all'uomo di andare oltre il cannibalismo. Mangiare l'animale introduceva e giustificava il passaggio transitivo di nutrirsi del proprio simile. Il fuoco ha determinato la soglia di sbarramento, il confine tra le due ere. Il corpo ucciso e mangiato da crudo assolve non solo alla funzione di alimentare. Forse questa è secondaria rispetto a quella di un rapporto di continuità tra l'energia ancora pulsante nell'animale ucciso e l'uomo che lo mangia. Dalla carne cruda sgorga il sangue che è il mezzo di trasmissione dell'energia pulsante e immette l'uomo nella cultura del cannibalismo. Ecco pertanto il fuoco associato agli dei e secondo i miti classici e non solo scippato alle divinità dall'uomo.
Il fuoco è una scintilla di luce staccatasi dell'eternità. Inebria e procura l'intuizione di una certezza.su ciò che aspetta oltre. È un raggio di sole precipitato sulla terra.
La cremazione, rito antico collegato a quello della scoperta del fuoco, rendeva l'uomo partecipe della prospettiva di eternità, il contrario di quanto solitamente si ritiene oggi. La cremazione crea un legame indistruttibile tra l'uomo e il fuoco, manifestazione della luce divina e della sua azione creatrice.
L'uomo si eternizza nel fuoco che lo divora. Questo concetto.mette in relazione l'etimo flesh (carne) con flash (lampo). Nell'immediatezza il tempo brucia e diviene metafora del fuoco. Il fuoco ha determinato.il tempo nei suoi frangenti, distaccandolo dal cielo e rapportandolo alla terra. Il fuoco incenerisce e la sua immagine più alta e lirica è rappresentata dal.fulmine che rapisce introducendo a una nuova nascita. (vedi in merito la doppia nascita di Dioniso). Da qui la relazione con l'etimo "fresh: fresco" che conserva la radice "sh". In chiave onomatopeica questa ricostruisce lo scivolamento nel momento successivo che porta a un risultato mai definitivo, nel ciclo infinito dell'esistenza.