Dalla creta alla rosa
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Dalla creta alla rosa

Amore e Psiche
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Emile Vernon - La ragazza dei fiori
Emile Vernon - La ragazza dei fiori

 

 "Anfora" significa "con due anse" ed è, come da me già riferito, la rappresentazione della donna in rapporto alla sua funzione. I due manici sottolineano l'ampiezza del recipiente e i fianchi della donna che un tempo erano particolarmente apprezzati per la loro rotondità.

La donna con i fianchi larghi si credeva infatti che arrivasse a sostenere più figli e più gravidanze. Era considerata un recipiente capiente a tutti gli effetti, capace di assolvere ai doveri coniugali e di padrona di casa. La donna resistente e in carne non era necessariamente collegata a un basso profilo morale e culturale. La finezza apparteneva all'educazione e capitava di incontrare donne piazzate ma sensibili e raffinate. Si credeva anche, in merito alle donne dai fianchi larghi, che queste fossero più fertili e dalle doglie meno pesanti. Dobbiamo pensare che anticamente le donne spesso morivano di dolore e di infezioni contratte durante il parto. Dovrebbe questo indurci a profonde considerazioni in rapporto a quanto succede alla società odierna in cui le donne scelgono a priori di non avere figli, slegando la prole dall'incontro amoroso.

Il feto appena nato è di colore rosa e il rosa è il colore che nel participio passato conduce al verbo "rodere" e "corrodere." La rosa per il suo gioco d'incastro dei petali, stupefacente quanto fragile, è il fiore che più di tutti descrive la condizione di transitorietà. Il tempo dell'uomo è legato alla vita che passa sfiorendo e facendo crollare ogni attributo di bellezza. Le spine consumano e logorano ed è quanto le Scritture bibliche ci comunicano in rapporto al roveto ardente.

La rosa per eccellenza è rosa e nella sua conformazione a calice internato richiama la creta e il vaso caratterizzato dalle due funzioni di contenere e di espellere. La Madonna come tutte le donne è una rosa sacra che affronta il dolore per concepire. La sfioritura della donna non andrebbe mai considerata perché al di sopra di ogni valutazione estetica. È quanto la Vergine trasmette attraverso il suo appellativo "Rosa Mistica" all'interno del Rosario.

La creta era rosa nelle aree che per prime hanno vissuto il passaggio al Neolitico. Dio ci ha creato di questo colore perché facilmente fragile e alterabile. Il rosa in rapporto a quanto detto era il colore delle spose. Il rosa fu convertito in bianco una volta acquisiti dalle donne i costumi più libertini. Le donne che volevano sposarsi erano quindi obbligate a indossare in chiesa l'abito bianco per la funzione nuziale, allo scopo di preservare da eventuali dubbi e pettegolezzi la loro verginità.

Il colore delle spose varia da tradizione a tradizione, ma è pur vero che la rosa è presente di sfondo ad ogni rappresentazione di esaltazione spirituale, spesso accompagnata da vergini pure. La purezza è nella rosa che accetta di sfiorire, mantenendo alta nella dignità la sua bellezza e la sua integrità.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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