Le figure archetipiche nel quadro della morte
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Le figure archetipiche nel quadro della morte

Le figure archetipiche nel quadro della morte

Amore e Psiche
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La morte ci rende semplici e allo stesso tempo riconduce alla semplicità  parenti e amici dell’estinto insieme a tutti coloro nei quali egli ha lasciato un’impronta indelebile

Evelyn de Morgan (1855-1919),
Evelyn de Morgan (1855-1919), "The Sleeping Earth and Wakening Moon"


Ogni vivente rappresenta un'immagine archetipica che emerge  dalle pieghe dell'esistenza stessa, assolutizzandosi. Esistono il buono, il cattivo e cosi’ via, associati a sensazioni che riscontriamo o meglio ritroviamo in accordo al tempo e allo spazio che ci stimolano. Nostalgia e ricordo in questo s’ incontrano nella notte dell’anima in cui ogni cosa si rende familiare come un caro ritorno dagli sterminati oceani dei primordi. Il cattivo, la strega oppure il buono nelle sembianze del principe rispolverano sovente l’infanzia nelle nostre fasi di crescita. Ma è nell'impatto con la morte che tutto si semplifica spogliatosi degli orpelli.
 
Viviamo in un mondo in cui ogni cosa materica è la copia di un’astrazione o la sua applicazione. Colui che sta per intraprendere il viaggio del non ritorno sovente rivede cari defunti, santi o persone lontane gia’ dipartite da tempo che sembrano aprirgli le porte e condurlo nel Mistero.  In realtà il mondo come noi lo conosciamo in quei frangenti tende a collassare e ad internarsi divenendo un tutt'uno con l'anima del quasi defunto.  Scene di Paradiso si avvicendano a scenari apocalittici e infernali riflesso questi ultimi di quella malvagita’ incarnata  e ormai  acquisita, dell’estinto giunto in visita.  

Ogni individuo ha il suo mondo dentro e fuori e questo mondo offuscato durante l’esistenza collettiva riappare nitido durante la fase del distacco da questa dimensione.
 
Ognuno di noi e’ materia e cielo, terra e infinito ed e’ completo nel corrispettivo immaginifico che trasmette di se’. L’idea quindi, anziche’ sostare su di un piano metafisico, come sosteneva Platone, si cala nel concreto e si perfeziona nell'essere che la incarna. Mentre siamo in vita il quadro complesso che definisce le persone rende difficile l'acquisizione della totalità con cui esse impressionano, ma e’ nel momento della dipartita che l'individuo rimane in vita negli altri attraverso le immagini semplici, archetipiche appunto,  che lo racchiudono.

Non siamo che primitivita’ conservata nel nostro inconscio, capace di riunire inscindibilmente cio’ che la vita dvide nel tempo e nello spazio, ossia il cielo e la terra, le due polarità contrapposte.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.