Lo specchio della notte
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Lo specchio della notte

Lo specchio della notte

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Un tempo forse, saremo stati come appaiamo oggi nei film, con le cerniere nell'anima che si aprono e si chiudono dividendo i personaggi tra bianco e nero, tra giusto e sbagliato, tra buono e cattivo.

Cerchio di fanciulle
Cerchio di fanciulle

 

Un tempo, quando l'uomo ancora viveva nelle grotte o nelle prime capanne, i buoni erano buoni e omaggiati, mentre i cattivi venivano allontanati. Il buono era il sole e il cattivo il tuono rumoroso che annuncia la tempesta.

È così forse che sono nati i primi dei, specchio di una vita semplice in cui il grigio era semmai la pioggia che non arrecava danni. Abbondante sì, ma che gonfia i fiumi di fertile gorgheggio offrendo vita ai campi.

Poi, stando con gli altri, la contaminazione è avvenuta e le prime deità dal volto degli uomini hanno riflesso usi e abusi dell'uomo, ricalcando a mo' di ciclo i ritornanti umori dell'umano cuore. I capricci delle donne hanno preso a distinguersi da quelli degli uomini per frivolezze e fascino magnetico, identificando il mutevole.

Anche in cielo non esiste in forma categorica ciò che è buono e ciò che è cattivo e quanto accade al di là delle nuvole, è avvolto nel suo mistero, è celato ( da qui il termine " cielo") ad ogni comprensione umana.

Dio e il suo empireo sono perfetti e travalicano la corrente discendente del tempo. La specularità di quel mondo primitivo e tanto semplice la ritroviamo in aneddoti, nei miti anteriori alla complessità stanziale dell'uomo e nelle fiabe che veicolano spezzoni di un mondo infantile perché corrispondente alla culla di ogni civiltà. Il buono è buono e il cattivo è brutto e incorreggibile. Oggi sappiamo che non sempre è così e la psicanalisi che prende spunto dai comportamenti atavici dell'uomo e dai meccanismi funzionali che li regolano, ci ha insegnato che la bontà non sempre redime, che la dolcezza non commuove ogni cuore, come vorremmo sperare noi animati da profonda Fede.

Perché Dio non si commuove davanti al dolore struggente di chi soffre? E in base a quale unità di misura sarebbe possibile quantificare il dolore di un soggetto e confrontarlo con quello di un altro?

Il senso di giustizia che ci pervade è forse dissimile da quello imperituro dell'Altissimo, ma sappiamo altresì anche che ogni anima ha i suoi livelli di sopportazione e che la soglia si abbassa e s'innalza a seconda dei momenti, della fase di crescita e degli individui.

Ognuno vorrebbe che s'inarcasse verso di lui la compassione divina, fino a farsi baciare il cuore. Ma il più delle volte Dio appare irremovibile come la pietra che giace nell'incavo del petto nei cosiddetti freddi e insensibili.

Sorge spontanea allora una osservazione. È strano come attraverso la sensibilità dolce di alcune persone si amplifichi l'orrore che serpeggia nelle altre. Vorrei che la sensibilità fosse contagiosa, così anche la dolcezza. Invece irrita chi non la riconosce propria, nonostante spesso ne venga inizialmente attratto.

È questo il nodo che chi è puro di cuore non comprende e vorrebbe sciogliere per se stesso e per la vita degli altri. Esiste l'intuito che permette di ergere un muro o fabbricare uno scudo protettivo tra noi e gli altri. Ma chi ha il cuore nobile e grande irride il proprio sentire e si lascia ammaliare dal proprio riflesso pur percendo che si muove in una spigolosa notte.

Se penso a te, mi sovviene un serpente. Senz'anima e con tanto sangue freddo. Sono sicura che niente potrebbe impedirti di uccidere nel corpo e nella sua interiorità una persona. Esistono i soldi, tutto il resto è disprezzo.

Se c'è una forma di prostituzione che io aborro è nel malcostume interiore. Tutto è utile ad andare avanti, ad emergere frustando gli altri.

Sono una macchina per fare soldi, dicevi. Vedimi così. Nessuna definizione è più pertinente di questa. E ora t'immagino mentre sorridi beffardo puntandomi la pistola alla gola, per farmi tacere per sempre.

 

Leggi la poesia: La pineta

 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.