Il Verbo e la Genesi
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Il Verbo e la Genesi

il Verbo e la Genesi

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

"Al principio era il Verbo e il Verbo era Dio, il Verbo era presso Dio... E Dio disse -che sia la luce- e la luce fu."

Wojtek Siudmak Genese
Wojtek Siudmak Genese

 

Così si apre la Genesi, il primo libro del pentateuco della Torah, la versione originale della nostra Bibbia. Dio è il Verbo, la Parola che ha dato origine al tutto e che lo identifica nel Pantokrator, il Creatore di tutte le cose, al di fuori del quale nulla può esistere. Sorge allora una domanda: perché la persona ispirata a scrivere il testo ha utilizzato il termine Verbo e non Parola? Siamo soliti e mi riferisco agli assidui frequentatori della chiesa, ascoltare durante la celebrazione della messa, l'espressione parola di Dio.

Si tratta forse di un'evoluzione del linguaggio a discapito del superato e ormai desueto termine Verbo o per caso entrambe le espressioni hanno valore diverso? Il Verbo ha dato origine al Tutto e non è circoscrivibile a un dato episodio. Esso però ci comunica molto di più. Infatti, soffermarsi su questa giusta e spontanea osservazione è riduttivo. Il Verbo è senz'altro superiore alla Parola stessa. E' la parola per eccellenza, in quanto il verbo di una frase è sicuramente l'elemento principale perchè contiene il soggetto e l'azione che il soggetto compie. I complementi sono aggiuntivi, ecco il motivo per cui nella Genesi è stato usato il termine Verbo. Attraverso il Verbo infatti, Dio si enuclea, esce allo scoperto. Da Essere imploso nel suo buio (probabilmente qui c'è traccia dell'originaria cultura matriarcale mesopotamica che identifica il buio nel ventre materno) si manifesta attraverso l'emissione della parola che è azione. Dio agisce creando e la parola, il Verbo, genera la luce che rende manifesta ogni cosa. Grazie alla luce noi assistiamo al mondo esterno e ne prendiamo parte, ma non è detto che ciò che non abiti la dimensione della luce non esista.

La fisica quantistica dà ragione a quelle teorie antiche e mai prese forse troppo sul serio dall'uomo moderno, che contemplavano l'Origine antetempore che risiedeva nel vuoto buio. Queste teorie sono appannaggio delle culture orientali che da sempre meditano sul significato del buio ancestrale alla base di ogni cosa. Oggi si sente finalmente parlare con coraggio e convinzione, grazie ad Einstein innanzitutto e prima ancora al pensiero illuminato di Giordano Bruno, di materia oscura che va oltre le nostre percezioni sensoriali. Che non sia questa il lato oscuro di Dio che sfugge a ogni comprensione razionale e sensoriale? E i buchi neri non sono forse luoghi di passaggio in altri infiniti paralleli? Distruggere per creare è uno dei fondamenti della fisica che, non dimentichiamo, poggia su antiche conoscenze esoteriche. Non esiste il nero (il buio), l'assenza di ogni colore, se non vi è la controparte da esso indotta, ossia la luce, in cui la somma di ogni colore dà il bianco. Dal Kaos primordiale, l'apeiron di Anassimandro, in cui ogni cosa è allo stato potenziale senza alcuna identità, né identificazione, si passa all'altro Kaos, la confusione tra essere e apparire.

Per i Greci questa seconda condizione era il Cosmos, l'ordine, in cui la luce separa ed erige barriere tra l'una cosa e le altre cose, tra il soggetto e l'oggetto. Ma anche qui, nell'universo ordinato, è presente il Kaos, la radice da cui ogni cosa proviene, il cordone ombelicale che ci lega all'utero primordiale, e l'altra forma di caos, meno nobile senz'altro e illusoria, generata da chi osserva fiducioso nella propria razionalità e dimentica la compresenza nella dimensione della luce, di tutto ciò che sfugge al colore e rimanda allo stato originario del molteplice indefinito.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.