La Calabria e il rituale della caccia al pesce tonno
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La Calabria e il rituale della caccia al pesce tonno

Cultura Calabra
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Tonnara
Tonnara

 

Come l'agricoltura, anche le feste in relazione al ciclo lunare e solare hanno il loro ritmo fatto di pause e di cadenze. La ruota dell'anno traccia il ritmo del tempo ordinario ripetitivo, scandito tra famiglia e lavoro. Ad essa si affianca quella del tempo straordinario relativo alle feste pagane, poi divenute cristiane.

Non è un caso che in Calabria "facimu rota" significhi "facciamo festa". È un'espressione questa caratteristica dell'entroterra catanzarese ma non solo.

Come la terra per il lavoro e le pratiche religiose, anche il mare ha la sua ruota o calendario ciclico in rapporto alle maree e alla rotazione della luna che più piena diventa, più pieni rende i frutti marini. Agisce sulla fertilità dei pesci e regola i loro flussi migratori.

Il mare è un regno complicato. È vicino quanto distante e dagli antichi immaginato come il manto del cielo deposto sulla terra. Cielo e mare descrivono l'esperienza del mago, raccontano le sue capacità intuitive. Se il cielo era osservabile e seguibile da lontano, materia di competenza di sacerdoti e maghi, il mare è stato reso percorribile dalle piccole alle grandi distanze già in tempi molto antichi e da uomini di valore. Nonché da semidei.

Il segreto della vita sulla terra è sepolto negli abissi marini, così come nella sperduta materia siderale di cui l'uomo non ha conosciuto che una minima parte a lui utile per orientarsi nella pesca e per le traversate.

L'orientamento è reso necessario non solo dalle lunghe distanze e dai vasti spazi ma anche e soprattutto dall'assenza di lumi a cui fare riferimento, che non fossero gli astri in cielo e fiaccole e braci alle imboccature dei porti. Il resto era un affidarsi alle divinità del cielo e a quelle ancora più capricciose che governano il mare.

Nel precedente articolo ho trattato la pesca del pesce spada, un vero e proprio rito di caccia che affonda le origini nei riti di passaggio più antichi. Nonostante la Calabria dalla lingua osca "a picco sul mare" sia una penisola circondata da tre mari: lo Ionio, il Tirreno e lo Stretto di Messina che ha caratteristiche a sé, pur essendo l'incrocio degli altri due mari, il termine "caccia" c'immette direttamente sulle origini culturali di questa regione che sono assolutamente di terra e non di mare. L'imprinting cacciatoriale ha caratterizzato questa terra anche dopo il Neolitico, conservando e perpetrando le tradizioni sacrali legate alla cultura totemica cacciatoriale. Ne sono un esempio le rocce scolpite di Campana, le strutture megalitiche di Nardodipace, nonché le pitture rupestri presenti nella grotta del Romito di Papasidero. La tradizione gastronomica a base di consumo di carne è nel DNA di questa regione che ha dato il nome Italia partendo dal vitello dell'uro in una zona, quella ionica meridionale, dove nomi di paesi come Bova e Bovalino testimoniano il rapporto ieratico, intessuto tra uomo e animale.

A rafforzare il carattere culturale cacciatoriale tipico di questa regione è anche la pesca di pesce azzurro, di spada e di tonno che, pur essendo creature marine, hanno un sangue che nel colore ricorda quello umano e degli animali di terra. Le partite di pesca sono vere e proprie partite di caccia che prevedono a monte una grande organizzazione anche gerarchica in base ai ruoli stabiliti anche sull'esperienza. Non ci si improvvisa. Le reti calate in mare per la pesca di tonno nell'immaginario popolare ricordano il confine della pancia della donna incinta e della placenta che racchiude feto e liquido amniotico. Il mare è la riserva di vita. È un luogo straordinario perché fertile di creature miracolose, e quindi sacro. Non si può prescindere dalla sacralità dei rituali quanto si svolge in mare, sacralità mantenuta ancora viva presso pescatori e semplici nuotatori dall'usanza di farsi il segno della Croce prima di tuffarsi in mare. È la sfida dell'uomo sull'irrazionale femminile che ha il suo vigore e quindi rappresentato dai Greci dal dio Poseidone.

Anche la pesca ha il suo calendario come l'agricoltura e parallelamente le feste. La pesca di tonno in Calabria si svolge la prima tredicina di giugno in corrispondenza della novena di Sant'Antonio considerato il patrono delle partorienti. Affidarsi a Sant'Antonio significa quindi raccomandarsi a lui affinché la partita di pesca sia proficua. È quanto accade nel vibonese, a Bivona, grosso centro insieme alla tonnara di Palmi e allo Stretto, dedito alla caccia di tonno che però resta diffusa anche nel Golfo di Sant'Eufemia e un po' più a nord. A suggellare ulteriormente il legame tra il tonno e Sant'antonio c'è il nome Antonio diffuso in tutta la regione, anche nelle sue varianti dialettali di "Totonno" e "Tonnuzzo", esempi di un legame totemico perpetrato anche attraverso la lingua dialettale. 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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