Ti volti a guardare e di sorpresa cogli l'immensità azzurra che rotola giù in profondità, sotto il tuo sguardo che si, perde all'orizzonte. E allora comprendi che quel luogo ha una cicatrice immensa, segnata dal tempo, che nessuno potrà mai estirpare. Una cicatrice di vita e di morte, di ruote di generazioni che lì continueranno a sentire il dolore inestinguibile di chi non possedendo nulla, ha avuto invece tutto. La pienezza della vita assapora chi vi passa, e insieme il dolore struggente di chi ha dovuto andare via, trapiantarsi altrove, per immergersi in sogni di fatua ricchezza.
Per questi luoghi è passata la vita del borgo antico di Amantea. Il visitatore vi inciampa facilmente, lasciandosi trasportare dal silenzio che qui investe tutto e ti fa proprio. È la colonna sonora dei luoghi del ritorno, intrisi di nostalgia, di quella stessa nostalgia che spinse anni addietro un artigiano del legno di nome Franco Scudiero, a lasciare la sua nuova patria, l'America, e a ritornare alle sue radici che ancora odoravano di sale. Il mare cavalca la fantasia di quegli artisti che hanno familiarità con l'antico mestiere di pescatore e Franco per tanti anni ha creato barche e figure di legno che riportavano in vita la sua memoria più antica.
La stessa sorte si è impadronita di Antonio Poli che attinge dopo la tempesta i tesori che il mare deposita sulla spiaggia, relitti di storia che prendono un nome all'interno delle sue opere. Tappi di sughero incastonati in una cornice e smaltati di colori vivaci, pesci di legno che galoppano infantili fantasie si offrono allo sguardo, incantando. Il suo laboratorio d'arte é a largo Chianura, l'antica piazzetta nel quartiere dei pescatori, ora desolata ma un tempo popolata di vita. Nata sotto la stella dell'arte, qui una targa ricorda i natali di Alessandro Longo, pianista amanteano che sul finire dell '800 non solo compose musica, ma si adoperò come musicologo nella didattica.
Frontalmente alla piazza colpisce per la sua imponenza il palazzo della famiglia ormai estinta Florio Giovanelli, palazzo che ritroverà le sue antiche fattezze grazie all'intervento di restauro dell'architetto Luciano Perri il quale ne farà un bed and breakfast. Dietro la fontana spiccano le opere in pietra di Fortunato Pagliaro noto a tutti per la sua allegria e vivacità, mentre salendo ancora per un vicoletto tortuoso si raggiunge "la riina" con il palazzo Alecce che ospita al primo piano il laboratorio di pittura dell'artista Pedrito Bonavita.
Lassù è come stare sospesi. In balia del cielo e del mare, mentre lo Stromboli compare e dispare come un miraggio amico dei naviganti che in passato ne inseguivano la bava rossa per orientarsi. Nelle fredde giornate di maestrale il mare continua a far paura, lanciando verso i colli i suoi tuoni rabbiosi, e dalle finestre cigolanti pare di vedere e di sentire le donne che dall'alto del borgo chiamano a riva i mariti in barca per metterli in salvo dai marosi.
Per il quartiere non si può rimanere sordi alla litania dei ricordi. Volti sconosciuti eppure familiari tornano a visitarci col loro sapere antico che fa di questi vicoli e case uno dei luoghi più amati dalla nostalgia. Qui ci pervade con quella malinconia che sempre accompagna chi avverte il distacco dal passato e la convivenza con un presente che non sfugge alla sua memoria.