L'INTERVISTA. Napoli ricorda Franca Rame nella Giornata della Violenza sulle Donne. Con Michele Ippolito
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L'INTERVISTA. Napoli ricorda Franca Rame nella Giornata della Violenza sulle Donne. Con Michele Ippolito

Quanto più clamore si crea intorno alle piaghe sociali, tanto più si sortisce l'effetto di un sordido e sommerso accanimento che non produce nulla di positivo. Io personalmente  non ho mai creduto alle giornate dedicate a un aspetto della nostra società e la Giornata contro la Violenza sulle Donne non fa eccezione.

La spettacolarizzazione eccessiva produce nelle menti traviate di bulli e violenti una fossilizzazione nei loro errati comportamenti. Utili invece sono iniziative  di poca risonanza,  perché circoscritte a ristrette aree geografiche, che andrebbero moltiplicate a dismisura sull'intero pianeta, mirate al risveglio individuale di una coscienza critica sulle facce peggiori della nostra umanità. Il cinema,  il teatro hanno la capacità  di impressionare su temi che invece slogan e bombardamento mediatico, per quanto incisivi, non riescono a scalfire ne' tanto meno a cogliere nella loro complessa problematicità.

Tra le iniziative degne di essere menzionate spicca quella realizzata nel teatro San Nazzaro di Napoli svoltasi  domenica 24 novembre, in cui si è  celebrato il ricordo di Franca Rame con la sua esperienza di donna stuprata, tramite la trasposizione a cortometraggio del monologo Ci penserò domani. Capobranco è l'attore Michele Ippolito che ci racconta questa esperienza.

Michele, come nasce l'idea di questo  cortometraggio?

“Il progetto nasce  con la regista Flora Febraro che attraverso questo lavoro si è  fatta interprete del messaggio di Franca Rame, vittima di uno stupro di gruppo, presentandolo al pubblico in occasione della Giornata Internazionale della Violenza sulle Donne.”

A Napoli e’ molto avvertita questa tematica?

“Sì, come in tutte le grandi città.”

Michele, lei nota una certa recrudescenza  della violenza?

“Purtroppo sì. La società sta cambiando ovunque e Napoli non fa eccezione. Ci stiamo imbestialendo tutti, forse a causa degli antichi valori che stanno cedendo. I casi di violenza  ci sono sempre stati, ma con la nascita della cultura multietnica credo che la situazione  sia peggiorata. Non sempre chi viene da fuori ha i nostri principi, la nostra educazione.”

Verissimo. Questo è  uno degli aspetti controproducenti di un'accoglienza indiscriminata. Le è  mai capitato di assistere a un episodio di violenza su una donna?

“Ricordo una sera. Per strada ho visto un uomo aggredire la moglie anche con le mani. Non ho retto alla scena e sono intervenuto. Non nego che le ho prese pure io, ma fortunatamente senza gravi conseguenze  perché  subito sono intervenuti i carabinieri in soccorso mio e della signora.”

Come ha vissuto lei, Michele, l'esperienza del cortometraggio?

“Io sono molto sensibile alla tematica da padre e marito, e per me è  stata un'esperienza  alquanto intensa. Il cortometraggio dura 10 minuti e all'interno ci sono scene molto forti che ti scuotono  dentro.”

Cosa narra esattamente “Ci penserò domani"?

“Descrive appieno l'episodio vissuto da Franca Rame. Il momento dell'adescamento, l'inserimento  forzato nel furgoncino bianco, lo stupro vero e proprio e poi, l'abbandono per strada. Io interpreto il ruolo di colui che guida il mezzo. Siamo in cinque a interpretare la banda.”

Come si  e’ sentito, lei, Michele, in questo ruolo?

“Mi sono sentito un animale che divora la sua preda. Una sensazione difficile da descrivere.”

Secondo lei, la gelosia di un uomo innamorato può giustificare un episodio di violenza?

“Assolutamente no.”

Lei si sente geloso?

“Sicuramente un uomo che ama è  anche geloso, ma molto fa il comportamento della donna che l'uomo ha al suo fianco. Mia moglie, nonostante  sia una bella donna, non mi da’ modo di essere geloso, perché  è  una  donna seria. Sono geloso di mia figlia perché  è  giovane e va protetta.”

Che cos'è  per lei la gelosia?

“Per me non  e’ possessività, ma ammissione della propria inferiorità. Certo, sta alla donna  non provocare la gelosia nell'uomo, ma vedo che oggi c'è molta esuberanza nella donna e ciò  ha poi delle ricadute negative nei rapporti amorosi.”

Purtroppo questo è  un punto che meriterebbe dovuti approfondimenti. Ritiene, Michele, che le leggi in vigore qui in Italia siano adeguatamente  punitive nei confronti di chi usa violenza su una donna?

“Assolutamente no. Anzi! Se fossero realmente efficaci, il numero  dei casi si assottiglierebbe di molto. Invece, è  in crescita. Complice la politica di accoglienza degli immigrati provenienti da altre culture e religioni che stanno introducendo segnali sbagliati.   Per molti di loro è  una consuetudine picchiare mogli e figli. Il problema è  che da noi la legge nei loro confronti  è  molto permissiva, così  come lo è  verso chi usa violenza verso i piu’  deboli. Qualche anno di detenzione e poi sei di nuovo fuori. In questo modo non si fa altro che incoraggiare il fenomeno.”

Tornando alla serata di domenica, c'e' stata una nutrita rappresentanza delle autorità locali?

“Anche, ma soprattutto di associazioni e centri di assistenza e questo, a mio avviso, è ancora più gratificante. Spesso gli enti privati sono molto più utili delle istituzioni pubbliche perché prendono di petto il problema e intervengono sul territorio. Non sono mancati criminologi di fama e psicologi.”

Come inquadra la donna nella società  di  oggi?

“Ritornando al discorso di prima, credo che la donna debba ritrovare se stessa, la propria dignità di persona e madre. I mass media non fanno altro che proporci l'immagine della donna oggetto e questo alla donna di oggi piace, io invece lo trovo offensivo.”

Napoli è  nota per essere insieme ad altre aree del Sud terra di mafia. Qual è l'atteggiamento della Camorra nei confronti della violenza sulla donna e sui più  deboli?

“Paradossalmente ci sono zone del Napoletano in cui i cittadini si sentono più tutelati dai Camorristi che dalle forze dell'ordine. Purtroppo lo Stato è assente e lento nella risoluzione dei problemi e questo  va a vantaggio della criminalità  organizzata.”

Cosa occorrerebbe fare, Michele, per arginare il fenomeno della violenza sulle donne e in genere?

“Io credo che prima delle scuole, dovrebbero  agire le famiglie. Il nodo della questione oggi è proprio la famiglia spesso inesistente o incapace di impartire la giusta educazione. Chi è la madre? I giovani di oggi quasi disconoscono i suoi meriti e non le portano rispetto. Come può  un ragazzo crescere rispettoso verso la propria compagna o figlia se non è  in grado di comportarsi correttamente  verso sua madre?

Che cos'è per lei la donna?, e concludo.

“La donna per me è tutto, è il fulcro attorno a cui ruota l'Universo. Mi basterebbe dire che senza la donna noi uomini saremmo tutti animali, perché  è  tramite lei che scopriamo le qualità del cuore, come la dolcezza, la sensibilità,  la tenerezza.”

Chissa’ quanti si riconoscono in queste commoventi  parole... è  un uomo di oggi che parla, ma  qualcuno già  troppo avanti direbbe che sono pensieri di un uomo di ieri. Non sempre la modernità  è  sinonimo di  civiltà e io vorrei che  al progresso si affiancasse un'operazione di recupero di quei valori che stiamo perdendo. Ma forse questo costerebbe troppo, sicuramente  più  che  dispensare spot e messaggi ripetitivi e nauseabondi contro la violenza.

Chi ci guadagna da tutto questo? Non di certo il comune cittadino costretto a lottare ogni giorno in una società  fatta di angherie e sopraffazioni, sempre più  simile a una giungla che  a quel mondo ordinato da noi sensibili tanto  agognato.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli