L'INTERVISTA. Narrare traghettando messaggi. Il noir psicologico sociale dello scrittore Giuseppe Petrarca
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L'INTERVISTA. Narrare traghettando messaggi. Il noir psicologico sociale dello scrittore Giuseppe Petrarca

Interviste e Recensioni

L'INTERVISTA. Narrare traghettando messaggi. Il noir psicologico sociale dello scrittore Giuseppe Petrarca

Il genere della confessione trova in letteratura svariate applicazioni uniformandosi alle diverse esigenze degli scrittori e ai vari generi.

Più che un genere, la confessione esprime l'esigenza dell'autore di rendere attivi sul piano psicologico i personaggi. Il turbamento interiore investe più sfere nella letteratura contemporanea in cui chiaro si palesa nelle dinamiche esistenziali spesso rimaste taciute e inesplorate. A dare voce al proprio travaglio emotivo è l’impulso della coscienza affinché la farfalla Psiche si libri e si liberi dei macigni dell'anima attraverso il volo. Il genere noir già nella definizione apre a scenari avvolti nell'ombra in cui l'anima rimane accucciata in una condensazione di trame difficili da districare e che introducono a uno o più significati. Allora il racconto tratteggiato diventa urlo o gemito sommesso all'incalzare di una trama ricca di vicende che accadono nel seminterrato della quotidianità insospettata e inaspettata.

Il genere noir psicologico è ancora poco coltivato in Italia dove si preferisce al thriller il giallo divertente o comunque umoristico che tende alla commedia. L'autore Giuseppe Petrarca nel firmamento del genere poliziesco rappresenta proprio per l'impronta noir conferita alle sue opere, una novità all'interno del panorama nazionale. Di Napoli, assicuratore che lavora nell'ambito dell'acquisizione di rischio di piccole e medie imprese, tasta con mano situazioni critiche che con talento e supportato dalla giusta incisività immaginativa rielabora, ponendo l'accento sull'interesse privato che prevarica sul senso umano e collettivo.

Giuseppe, come nasce in lei l'esigenza di trattare il genere noir?

“Nasce dalla frequentazione del genere medical thriller americano, in particolare a seguito della narrativa di Robin Cook, in cui il mistero spennellato di nero si tinge di giallo classico, porgendo una narrazione che prende spunto da temi sociali toccanti come le epidemie e il traffico di organi. Fonte d'ispirazione per la trattazione di temi delicati in chiave intimistica è il romanziere tedesco Sebastian Fitzek.”

Dai tuoi testi si evince un forte interesse per le argomentazioni di tipo clinico.

“Mi considero un medico mancato. Colgo lo spunto da fatti gravi che costellano il comparto medicosanitario per porre l'accento sull'uomo scandagliato sul piano psicologico attraverso la narrazione. Il mio intento è quello di indurre il lettore a riflettere su temi che sono all'ordine del giorno, ripresentando la verità nella veste di romanzo. Pongo quesiti e invito il lettore ad interrogarsi ad esempio sull'inflazione diagnostica.”

I gialli degli scrittori italiani hanno tutti una forte attinenza al luogo dove si svolge la vicenda. Spesso raccontano o si dipartono dalle specificità delle località di nascita dei loro autori. Montalbano racconta la Sicilia, Carofiglio parla dei drammi di Bari e così via. Colpisce in lei l'impronta di universalizzazione dei temi trattati che mostrano una umanità tutto sommato livellata sul piano degli scandali. La critica sembra omaggiare questo suo narrare che si discosta dai soliti cliché.

“Sì. Ho vinto premi e avuto importanti riconoscimenti. Tra i primi ricordo il premio di Garfagnana che mi è stato assegnato nel 2018 a seguito del romanzo “L'avvoltoio" pubblicato nel 2017.”

Un romanzo che oso definire profetico per il tema dell'epidemia da lei egregiamente affrontato.

“Sì. Al centro della trama c'è un'epidemia che viene scatenata volutamente da un uomo.”

Un tema delicato che lei affronta con grande maestria è quello legato al traffico d'organi.

“Scelgo temi affatto romantici, che prendono spunto da piaghe sociali. I miei sono gialli sociali.”

Lei ha trattato anche il tema dell'immigrazione.

“Sì, l'ho affrontato in rapporto alla paura del diverso proiettata anche oggi nella società a proposito della pandemia. La paura di ciò che non si conosce alimenta la chiusura determinata dai frequenti sbarchi in Sicilia e che stiamo vivendo oggi in rapporto al clima di contagio.”

Lei definisce il protagonista della saga, Cosimo Lombardo, un antieroe. Cosa intende esattamente?

“Lui non è il classico uomo di legge che si gloria dell'operazione poliziesca eseguita con successo. Lui è un uomo innanzitutto, che sa prendere a cuore i casi che affronta. E’ medico, è psicologo. E’ l'uomo nella sua completezza.”

Il suo prossimo romanzo si discosterà dai temi finora trattati?

“Prenderà spunto dal terremoto in Irpinia del 1980.”

Come mai fino ad ora alcun riferimento alla sua città?

“Nei romanzi che vedono protagonista il commissario Lombardo preferisco non citare Napoli, né fare riferimento alcuno ad essa, onde evitare di trovarmi coinvolto in prima persona nella trattazione dei temi e costretto a prendere posizioni precise.”

Mi sembra giusto. Del resto la localizzazione dei temi priverebbe le sue opere di quel respiro universale di cui godono. Come mai ha scelto Milano?

“Riguardo alla saga di Lombardo, l'ho scelta perché vicina alla Svizzera dove sono collocate le aziende farmaceutiche. Nel terzo romanzo invece, tutto si svolge in Sicilia, perché affronto il tema dell'immigrazione. I personaggi da me costruiti sono in ogni romanzo traghettatori di messaggi in una società, la nostra, annichilita su se stessa e causa della nemesi a seguito di scelte pregresse sbagliate.”

La nemesi tradotta in italiano con “vendetta", in realtà è la conseguenza logica a politiche e comportamenti devianti nei confronti dell'ordine intrinseco alle cose che si esprime sottoforma di equilibrio. Si ha la percezione analizzando la realtà, che tutto parta dall'azione invasiva e irriguardosa dell'uomo sulla Natura. Questa nei suoi romanzi non compare direttamente ma è sottintesa. Cosa rappresenta per lei la Natura?

“La Natura per me è un soggetto reale che interroga l'uomo sul suo operato. Per me non ha valore fisico o metafisico. La vedo per quello che è.”

In questo lei la raccorda ai temi di corruzione e sfasamento indotti dall'uomo, come controparte e vittima. Per la valenza sociale che contraddistingue i suoi lavori lei si avvicina a Sciascia. È interessante il risvolto intimistico che lei innesta sulla trattazione di temi che dall'attualità oggettiva assumono poi carattere introspettivo e una profondità che conduce su altri piani. A proposito della componente psicologica fondamentale nella trattazione delle sue pubblicazioni, c'è un episodio verificatosi durante la presentazione di un suo romanzo a Matera. Vuole raccontarcelo?

“Ero alla presentazione di “Corpi senza storia" sviluppato attorno al tema del disagio psichiatrico e un signore dal pubblico mi ha porto una domanda riguardo alla sincerità con cui affronto temi trascurati dall'attuale società che li provoca e non se ne cura. Io gli ho risposto che non affronto argomenti così delicati perché ambisco a diventare uno scrittore di successo, ma perché avverto il peso di certe situazioni. Al che lui si è alzato ed è venuto ad abbracciarmi. Infine mi ha presentato suo figlio che manifestava apertamente una condizione di disagio psicologico.”

Davvero commovente. Questo episodio dimostra quanto i libri siano veri e capaci di scuotere le coscienze. E quanto le presentazioni di libri non siano da intendere come eventi passivi ma di forte interrelazione tra l'autore e il pubblico in sala. E' interessante l'elemento di smascheramento che si rintraccia nei suoi romanzi, per cui ciò che sembra non è. Quasi pirandelliano, ritrattato con efficacia e originalità.

“Sicuramente, sempre prendendo spunto dalla realtà sociale dipingo come “demoni” i cosiddetti uomini perbene in giacca e cravatta. Sono loro i manipolatori del mondo, i soggetti di potere che di nascosto portano avanti loschi affari.”

Sono tanti gli argomenti che lei tocca e affronta con la scrittura. Tra questi figura il complottismo.

“Vero, ma non lo tratto dall'angolazione di chi vuole aprire diatribe, bensì sempre nell'ottica degli interrogativi da porre al lettore. Nel mio romanzo “Notte nera" io spingo il lettore a prendere una posizione sui fatti narrati.”

La pandemia attuale secondo lei ha radici umane? È stata volutamente provocata dall'uomo?

“Basti pensare al giro di lucro che c'è dietro il consumo di animali selvatici. Sicuramente è stata agevolata dall'uomo.”

Come lei interpreta questa fase post Covid? Alle riaperture si contrappongono quelli che hanno paura di recuperare la loro normalità.

“Si sente parlare di “Sindrome della capanna.” Io invece preferisco parlare di “Sindrome del villaggio.” Da un lato c'è chi affronta la paura e lo fa sfrontatamente, causando assembramenti. Nel mezzo troviamo i coscienziosi che cercano di recuperare la normalità. Sull'altra sponda troviamo quelli che permangono nella loro chiusura e si astengono dal voler assumere delle responsabilità. Per me i peggiori.”

Si pensava che dalla pandemia sarebbe uscita una umanità migliore. Io parlerei piuttosto di un inasprimento delle posizioni contrapposte. Prima le ho chiesto come concepisce la Natura, ora le chiedo invece, cosa rappresenta Dio per lei, alla luce degli argomenti trattati.

“Dio è qualcosa che non possiamo etichettare. Siamo portati a pensare che sia Dio a creare l'uomo, in realtà è il contrario. È l'uomo che crea Dio a sua immagine e somiglianza. Le religioni, i riti lo dimostrano. Dio è altro.”

In Notte Nera c'è un momento in cui il killer si confessa e apre il proprio cuore al probabile lettore. La Verità emerge e sorprende.

“Sì. Viene fuori tutto il travaglio interiore del killer, che va oltre ogni giudizio umano.”

La Verità è e prescinde da noi. Altro è la realtà su cui l'uomo agisce e in cui si applica con l'azione. Esiste il racconto impetuoso che lascia l'orma tragica di sé nella sabbia del tempo, condizionando il cuore degli altri e poi, esiste la giustizia che si esprime nella Legge. Quest’ultimo è l'aspetto in ombra nella narrativa di Petrarca affatto intrisa di risentimenti e pretese giustizialisti. In questo mondo che corre lungo le piste tracciate dal personale arrivismo, non c'è posto per l'uomo che va quindi rintracciato e risvegliato nella sua coscienza e questa operazione a Giuseppe Petrarca riesce spontanea e con risultati brillanti. A lui e ai suoi futuri progetti letterari i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli