Nel bosco incantato della narrazione. Analisi critica al romanzo "L’intreccio: Amore e Psiche" di Anna Giuliano
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Nel bosco incantato della narrazione. Analisi critica al romanzo "L’intreccio: Amore e Psiche" di Anna Giuliano

Interviste e Recensioni

Nel bosco incantato della narrazione. Analisi critica al romanzo "L’intreccio: Amore e Psiche" di Anna Giuliano

All'origine di ogni vita c'è già un inizio che galleggia e si muove al di sotto del cuore, nell'oceano di ogni madre. All'inizio di una storia c'è già un treno di memorie che riporta alla luce segmenti di vita mai rivelata o appena abbozzata.

 

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Immagine copertina romanzo "L’intreccio: Amore e Psiche" di Anna Giuliano
Immagine copertina romanzo "L’intreccio: Amore e Psiche" di Anna Giuliano

 

All'inizio di un romanzo c'è una creatura che è la sintesi di chi racconta e di chi tesse i fili della trama. In ogni storia narrata a prescindere che sia partorita da un uomo o da una donna, c'è l'artefice, dea ispirata che dipana e conduce il destino dell'opera in tutte le sue forme: e narrativa e di diffusione dell'opera stessa. Quest'aspetto ultimo non è disgiunto dal primo ma è ad esso collegato dal cordone ombelicale del fascino e dell'energia che promana dall'opera stessa. Quando poi al centro del tessuto narrativo di un'opera c'è la donna in tutte le sue manifestazioni legate alla maturazione del tempo che la fa comparire e sbarazzina ammaliatrice, e vergine intuitiva, e infine madre che tutto vede e tutto sa, l'opera è ben oltre il semplice considerarsi un libro o romanzo. Essa è di fatto esperienza dell'anima che ascende a verità più grandi o più profonde. È questo il caso della narrativa a carattere iniziatico che, come dice la parola stessa, apre a un cammino che ha già dietro e dentro di sé altri cammini che si svelano passo passo con lo svolgersi della narrazione. Che la trama sia complicata o complessa è irrilevante se il tessuto narrativo è capace di introdurre a nuovi scenari. A sostegno di questa tesi ci viene incontro l'imponente letteratura romanziera del passato, spesso non avvincente ma in grado di depositare un sapore o una luce che rimane dentro il lettore e perdura anni, spesso una vita. Si tratta dei cosiddetti libri insostituibili, pietre miliari nel processo di maturazione di un individuo, a cui ci rivolgiamo anche a distanza di anni, quasi ciascuno di essi fosse un amico del cuore, se non uno spirito guida. La letteratura contemporanea spesso manca di spessore e si pone nei confronti del lettore come un puerile passatempo con cui colmare le ore vuote e altresì pregne di oziosa spensieratezza. Trame a volte eccessivamente caotiche perdono il loro filo conduttore e inciampano in questioni senza senso, trascinando il lettore che ne esce frastornato, se non appesantito da una lettura insulsa.

Un libro che ci lascia così come eravamo prima dell'ingresso nel bosco della narrazione, è assolutamente inutile. Attraverso la lettura incontriamo altre parti di noi in differenti cicli di evoluzioni esistenziali all'interno della nostra esistenza più comune. A contatto con un romanzo di qualità noi incontriamo altre parti di noi e andiamo oltre, indossando interiormente altre esistenze che così come ci conducono in salita lungo il tronco di un abete fino alla cima che si staglia nell'azzurro, al contrario ci accompagnano in discesa fin oltre la soglia delle radici che coincidono con le cantine di madre terra.

Ecco, i romanzi di Anna Giuliano ci portano a vivere queste due esperienze di uscita come estasi o via di conoscenza suprema, e di discesa e internamento dove provare l'enstasi vivificante nel rifugio delle narrazioni sepolte, proprie della tradizione orale che ha generato il Mito. Estasi ed Enstasi sono le due esperienze contrapposte dell'anima di cui parla lo studioso delle religioni, Mercea Eliade in rapporto allo yoga e allo spettro di interazioni con la psiche. Estasi ed Enstasi sono vere e proprie esperienze metaempiriche che portano oltre la materia, a discendere nella luce degli abissi. Il romanzo ultimo della Giuliano “L'intreccio: Amore e Psiche" ha tanto di una esperienza liberatoria in cui il sesso affrontato con uno stile che lo nobilita in quanto espressione di un intreccio di corpi e spiriti, ha la capacità di iniziare a contenuti che travalicano la soglia della nascita e della morte, in un ciclo di forte ritmicità evocativa che ricorda tanto i tempi del Mito e la sua impronta di eterno ritorno.

Il sesso, per come viene affrontato nel romanzo, è esperienza di sconfinamento che precipita il lettore in una condizione di sospeso presente in cui il passato ricorre e non abbandona la trama dell'amore di Andrea e Marjsol. L'ambiente autoctono e originario della scrittrice Anna Giuliano non svanisce tra le righe, ma soggiace alla narrazione, accompagnando il lettore come un filo di memorie che lega l'uomo ai suoi luoghi. Di Manduria, la Giuliano avverte dentro di sé la forza salina e carismatica del Salento che prende forma e fattezze nel popolo femminile che lì ha origine. Il Salento, terra di donne audaci e ribelli, mantiene costante la sua matrice identitaria veicolata anche tramite nenie e timbrica dei canti, a volte vere e proprie lodi rivolte alla Natura e ai suoi contrasti.

L'immagine di copertina del romanzo, eseguita dall'affermato fotografo Gianfranco Dimitri, attraverso la tarantola esprime la trama avvincente e insidiosa trapunta di magia, amore e tenebra. Questi elementi s'intersecano nel romanzo a mo’ di passi di pizzica che conduce lontano, fino alla remota Inghilterra dove si svolge gran parte della trama. Nonostante la distanza chilometrica tra le due ambientazioni, l'Inghilterra traspare da luoghi e atmosfere del Salento. Qui esplode nelle sue coste frastagliate e nelle sue falesie a strapiombo che sospingono lo sguardo incantato fino in Cornovaglia e ai suoi meravigliosi castelli.

Il castello che compare nel romanzo della Giuliano è quindi luogo di approdo ma anche di disvelamento di un segreto che Marjsol custudisce in sé come dono di cui lei per prima è ignara. Questo dono sarà trasferito alla figlia la cui nascita accende di emozioni le ultime pagine. Il dono della veggenza che spicca nella cultura salentina e in tutta quella mediterranea, greca inclusa, acquisisce tonalità diafane che riconducono al mito arturiano in cui forte è l'impronta della profezia. Dal ciclo arturiano dei prodi e leggendari cavalieri, la Giuliano ha l'abilità di condurci nel circolo magico dell'energia femminile che si esprime nella forza creatrice della terra e della Natura. A parte Andrea, il grande amore di Marjsol, i personaggi principali del romanzo sono tutti donne i cui nomi dividono tra richiami alle culture calde e meridionali, e suggestioni nordiche incentrate nella presenza dell'anima di donna Susan, signora del castello e bisnonna di Andrea. Sofia è l’antagonista malvagia innamorata di Andrea, che pur ricorrendo alla magia, non riuscirà a rompere il legame forte che unisce la coppia. Il nome Sofia, anch'esso non casuale, rimanda alla Sapienza di cui spetta all'essere umano fare buono o cattivo uso.

Il romanzo ben costruito e caratterizzato da uno stile fluido, incalzante e altresì raffinato è diviso in sette capitoli a ciascuno dei quali corrisponde un'opera del Maestro pittore Roberto Molteni. Il numero sette è un ulteriore richiamo alla forza generatrice dell'Universo e ai cicli di ritorno insiti nella Natura. Il numero sette trasferisce nella dimensione rurale e di cura della terra in rapporto ai pianeti e al Cosmo, così come nel regno del Mito protetto dalle energie della trasmissione generazionale e ben rappresentato dal castello, quale luogo in cui si esplica la spiritualità femminile. Al Mito e alla scansione dei capitoli fa da collante il mistero legato all'anello di per sé simbolo del Mito e dell'eterno ritorno. Il lavoro complesso e a rilievo dell'anello esprime visivamente l'intreccio ben ordito della trama. La pietra di colore azzurro come i cieli nordici e altresì gli occhi della bisnonna di Andrea e della piccola che nasce a fine romanzo, trasferisce nella dimensione del potere spirituale propria del Femminile, contraddistinto dalla capacità di rigenerarsi attraverso le nuove nascite nei cicli del tempo. La pietra dell'anello è il numero sette che fa da spartiacque tra la triade della famiglia primigenia, così come della Triade primordiale femminile che ritroviamo nelle culture nordeuropee ma anche in quelle mediterranee e nelle generazioni a seguire in cui la triade compare come riproposizione di un modello archetipico che irrompe e trionfa sul tempo ordinario. Il sette è anche il giorno consacrato alla divinità e al riposo dalle attività lavorative per consentire di coltivare le attività dello spirito, così come l'amore anche sessuale che sempre nel romanzo della Giuliano è carico di passione, espletamento carnale dell'amore supremo tra Andrea e Marjsol.

Prima di concludere vorrei spendere due parole sul ritmo narrativo del romanzo, che non conosce mai momenti di stallo ma invoglia il lettore a proseguire, senza farlo precipitare in maniera convulsa verso la fine. A cadenzare il ritmo, interviene la puntualizzazione di date e orari che oltre a conferire quella parvenza di veridicità alla trama, serve a frenare l'impeto della narrazione, impedendo al lettore di scivolare oltre i passaggi più importanti. Allo stesso scopo contribuisce la suddivisione in capitoli della trama, tutti dal finale caratterizzato oltre che dalle immagini pittoriche, anche da brevi e intense poesie composte dal Maestro Molteni che è anche un apprezzato poeta. Esse ripescano dall'oceano della memoria eroi e divinità in un rapporto di continuità tra il passato e il futuro attraverso lo scorrimento nel presente che è il letto stesso del romanzo “L’intreccio: Amore e Psiche”. Questoe si conclude con la suggestiva poesia scritta da Anna Giuliano, che traduce in chiave lirica lo spirito di tutta la narrazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli