Immaginare per emozionare. La narrativa vibrante di Marco Del Pasqua
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Immaginare per emozionare. La narrativa vibrante di Marco Del Pasqua

Siamo portati a confondere lo svago con la superficialità, quasi il primo fosse la negazione dei significati in seno alla vita. Lo svago, la leggerezza sono parte della grazia che la vita ci dona senza rinnegare il valore più profondo che essa comprende e ci rivela. Associare la narrativa di evasione a una narrativa matura e nutrita di valori non è un ossimoro. È quanto ci propone la scrittura creativa e altamente immaginativa di Marco Del Pasqua.

Avere degli obiettivi da condurre attraverso l'Arte è sicuramente una gran cosa in un mondo che obiettivi pare non abbia, all'infuori del mostrarsi e dell'emergere. L'avere un fine che sproni il proprio estro artistico imprimendovi un'impronta di diversità, non deve necessariamente essere supportato da motivazioni seriose e pedantesche.

L'artista vero è colui che spazia nella propria anima liberamente, facendo dell'immaginazione il proprio regno di approdo e il proprio viaggio spensierato. Lo svago apre a visioni giocose e gioiose di una valenza inimmaginabile che spesso conduce a traguardi di una ricchezza straordinaria. L'importante per chi si sente portato a una qualsivoglia forma di narrazione non è l'approdo ma il viaggio nella propria libertà immaginativa che, guidandolo, dà corpo e senso all'opera stessa. Ciò vale per chiunque si dedichi alla creazione di un'opera che sia pittorica, musicale... scultorea... narrativa. La narrazione a prescindere, è un viaggio in se stessi che porta a scoprire la propria forza interiore nella capacità di fluire leggeri come nuvole negli inesplorati abissi che profumano di cielo e delle vette più lontane dell'astrazione. E qui entra in gioco l'abilità del narratore. Nel costruire il selciato, pietra dopo pietra, attraverso la ricercatezza e la disinvoltura di uno stile che è proprio e che per l'autenticità che lo contraddistingue trova riscontro nel pubblico. Appassionare è l'obiettivo. Attraverso l'entusiasmo e la curiosità che il bravo narratore è in grado di accendere.

Esiste un trampolino di lancio nel mare delle parole che non vengono pescate a caso ma che necessariamente sono reclutate per il significato di cui brillano. Esiste un trampolino o più trampolini dai quali s'inalbera la carica espressiva dell'autore nell'ultimo caso contraddistinto da una variegata vena creativa. Qui, in questa seconda sfera a cui ho fatto riferimento, incontriamo lo scrittore Marco Del Pasqua. Contraddistinto da una vena espressiva esplosiva che gli impedisce di ripetersi e inoltrarsi su piste già battute da lui stesso o da altri, sorprende di volta in volta per la genialità e l'autenticità che rivela ad ogni suo percorso. È un viaggiatore prima che un romanziere, Marco. Egli sa appassionare in virtù anche di una degna conoscenza che lo rende padrone di svariati universi dello scibile umano. Ha prodotto tante opere sgusciando dal genere psicologico per poi approdare a quello storico, senza trascurare la sua indole innata che è quella di appassionare, dedicandosi parallelamente a se stesso e al pubblico sempre più vasto.

Marco, cos'è per lei la scrittura?

"La scrittura per me è svago. Non sono uno scrittore di mestiere e vivo la scrittura come occasione per spaziare libero con la fantasia."

E proprio per questo riesce ad appassionare un vasto e folto pubblico. Sorprende che una mente creativa come la sua abbia un percorso accademico alle spalle non in linea con la creatività.

"Ho studiato Scienze Politiche e lavoro nel settore bancario. Io personalmente non trovo ci sia alcuna discordanza tra la scrittura e la mia formazione accademica perché per me la scrittura è lettura moltiplicata al cubo. Frutto di una combinazione tra fantasia spontanea ed evasione."

Mi piace molto l'espressione da lei poc'anzi usata "lettura moltiplicata al cubo" perché lascia respirare attraverso la creatività brillante che la contraddistingue l'altro aspetto della sua personalità, senz'altro più concreto. In genere gli scrittori sono anime inquiete e tormentate in cerca di una catarsi spirituale tramite la narrazione. In lei questo non si riscontra. È una persona limpida e armoniosa che sa far incontrare l'emozionalità e l'immaginativa.

"Io provo una grande emozione quando mi lascio trascinare dall'immaginazione e mi piace l'idea di riuscire con le parole a veicolare questa mia emozione. L'idea di emozionare il lettore è il fine principale di ogni mia impresa letteraria."

Questo suo mondo fantastico in cui lei si lancia, porta a scoprire un aspetto fanciullesco che contraddistingue tutti i grandi artisti e che alleggerisce l'aspetto più pragmatico della sua persona.

"Più che all'infanzia mi sento legato alla giovinezza. La scrittura mi mantiene giovane in quanto mi porta ad assaporare continuamente la vita con grande entusiasmo."

Lei ha trascorso i primi anni di vita in un castello. Un'esperienza sicuramente emozionante, riservata a pochi. Quanto questa sua prima vita l'ha condizionata o influenzata nel percorso narrativo?

"Il castello dove sono nato e dove è ambientato il romanzo "Il fiorino nero" si chiama Poggio Santa Cecilia ed è ubicato nel comune di Rapolano Terme in provincia di Siena. Premetto che non sono dotato di qualità sensitive e non mi è mai capitato di percepire presenze o di avere visioni particolari. Certo, l'impressione che mi ha lasciato quella vita è stata forte, perché le origini della mia formazione risalgono ad allora."

Il castello in cui ha trascorso la sua infanzia ha una storia affascinante alle spalle.

"Si, li fu curato Garibaldi di ritorno dall'Aspromonte dove venne gravemente ferito. Secondo alcuni storici, ma il racconto andrebbe suffragato da una seria documentazione, Dante Alighieri all’età di venti anni vi avrebbe compiuto la sua prima missione militare in qualità di soldato dell’esercito fiorentino."

A questo castello è dedicato un suo romanzo.

"Compare ne "Il fiorino nero". Devo però dire che buona parte dei miei romanzi sono immersi nel paesaggio toscano a cui mi sento fortemente legato, ma non per questo la mia è una scrittura per lessico e contenuti legata al territorio. Io scrivo per tutti, per un pubblico vasto che vada ben oltre i confini locali e nazionali. Non mi rivolgo a una fetta di pubblico precisa. La mia è una narrazione semplice ma avvincente."

Benissimo. Avere nel sangue la propria terra e farla vivere anche nelle ambientazioni delle proprie opere non vuol dire essere uno scrittore regionalista o comunque sia, innalzare barriere ai propri lavori che nel suo caso nascono da un vero e proprio anelito di libertà. Riguardando la sua numerosa produzione che spazia tra vari temi, mi sorge spontanea una domanda. Esiste un filo conduttore che unisce tutti i suoi romanzi?

"No, non c'è già come intenzione. Esiste la voglia di narrare e di farmi condurre dalla narrazione. Spontaneamente sono passato dal genere psicologico a quello storico."

E tra l'altro, precisiamolo, non al genere storico dozzinale, ma che prende in considerazione aspetti di un'epoca o di un personaggio ai quali gli storici conclamati non si sono mai dedicati. Mi permetto su queste basi di definirla con simpatia e altresì con sentita ammirazione uno scrittore da "scoop storici". Veniamo all'ultimo suo romanzo. Come nasce l'idea?

"Quest'ultimo romanzo dal titolo "Il nipote segreto di Maria Antonietta" nasce proprio dalla volontà di dare risalto alla figura di Pietro Leopoldo forse dimenticata oppure non compresa nel suo valore, e che invece ha rappresentato tanto e non solo in rapporto a questi luoghi. Il romanzo è incentrato sulla figura di Luigi (Ludwig), figlio illegittimo di Pietro Leopoldo (personaggio realmente esistito) che nasce a Firenze e, all'età di 4 anni, viene portato a Vienna con la madre al seguito del nuovo imperatore. Attraverso le vicende di Luigi racconto la storia di Leopoldo e di Maria Antonietta."

Chi era esattamente Pietro Leopoldo?

"Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena era il fratello della regina Maria Antonietta. Nel 1765 diventa granduca di Toscana e governa quel territorio fino al 1790 quando deve tornare a Vienna per assumere il titolo di imperatore del sacro romano impero. Li prende il nome di Leopoldo II. Muore nel 1792."

Perché secondo lei meriterebbe di essere ricordato e annoverato nella grande storia?

"Pietro Leopoldo era il fratello di sangue di Maria Antonietta. Ha governato il Gran Ducato di Toscana per 25 anni. Era una persona animata da fervidi ideali illuministici e quindi un progressista. Basterebbe dire che per primo applicò con successo le teorie del libero scambio che, fino a quel momento erano soltanto teorie degli economisti inglesi e, nel 1786, eliminò in Toscana la tortura e la pena di morte, per la prima volta al mondo."

Quale sarebbe stata la sua ultima mossa?

"La trasformazione della Toscana in una monarchia costituzionale. Purtroppo non riuscì nell'impresa a causa della Rivoluzione Francese."

A questo punto le chiedo quali fossero i rapporti con la sorella Maria Antonietta.

"I rapporti erano essenzialmentedi tipo epistolare. Lui si sentiva molto responsabile verso la sorella. Pietro Leopoldo era un uomo acuto e lungimirante e aveva ben capito i rischi che avrebbero corso la sorella e il suo consorte, il re di Francia. Seguiva attentamente, anche se da lontano, quanto stava accadendo e cercava di comprendere il momento giusto per intervenire e salvare Maria Antonietta e il re. Purtroppo la situazione precipitò al punto da togliergli ogni possibilità di intervento."

Nonostante fosse un antimilitarista, sarebbe intervenuto allo scopo di salvare la sorella.

"Leopoldo detestava gli eserciti e non desiderava che l’Austria intervenisse da sola per restaurare la monarchia assoluta in Francia ma in alleanza con le grandi potenze europee, pertanto ricercava le alleanze con grande difficoltà. Purtroppo non fece in tempo a compiere alcuna azione concreta, perché morì prematuramente."

Un personaggio, Pietro Leopoldo, che ha fatto scalpore anche per il mistero legato alla sua morte.

"All'epoca diffusero molte illazioni e non si sa esattamente cosa sia accaduto. Alcuni sostengono che a ucciderlo sia stato un intruglio afrodisiaco somministratogli in quanto era un grande donnaiolo. Io non credo a questa versione. Penso che sia morto per un colpo di freddo o un infarto."

Marco, lei nel romanzo sottolinea le differenze reali tra Pietro Leopoldo e la sorella Maria Antonietta.

"Maria Antonietta era in linea con l'Ancien Régime. Era convinta di essere diventata regina per diritto divino. Lui aveva una visione progressista, diametralmente opposta. Nonostante ciò lui non ha mai smesso di scriverle e di interessarsi a lei. Purtroppo quando lei fu messa sotto stretta sorveglianza alle Tuileries, anche i rapporti per corrispondenza si fecero più radi. Ammiro di Pietro Leopoldo la sua umanità alla base dell'ampiezza di vedute e l'attenzione che riversava sulla famiglia di origine. Morto Giuseppe II, scrisse subito una lettera alla sorella, prima di lasciare Firenze, in cui diceva chiaramente che non l'avrebbe lasciata sola."

È alquanto raro oggigiorno incamminarsi nella lettura di un romanzo che vada oltre la semplice curiosità immaginativa che suscita. In un'epoca, la nostra, abbagliata da continui fari accesi sull'immagine e la pura forma, un grande insegnamento che ci giunge dal passato è proprio quello di un castello fatto di valori e legami costruiti dal cuore e che arrivano al cuore. Di un reticolo di sentimenti che, per quanto un'epoca appaia agli occhi moderni contrassegnata da esempi sbagliati salvano, proponendo un'umanità nascosta e che merita di essere ritrovata. È sicuramente questo uno dei messaggi migliori che la penna vibrante di Marco Del Pasqua suggerisce. Al di là dello svago e della carica immaginativa che possiede e che infonde nei lettori.

Ringrazio l'autore Marco Del Pasqua per averci scelti per parlare del suo estro creativo, nonché per presentare questo suo ultimo romanzo che si annuncia un nuovo, ulteriore successo. A lui e alle sue emozionanti opere i migliori auguri da parte mia e di tutta la Redazione.

Leggi anche: Biografia. Marco Del Pasqua

www.marcodelpasqua.altervista.org

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli