Il Romanticismo tra immaginario collettivo e spiritismo
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Il Romanticismo tra immaginario collettivo e spiritismo

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Eugène Delacroix: The Death of Lara (1824)
Eugène Delacroix: The Death of Lara (1824)

 

È della nostra cultura post pagana fare confusione tra spiriti, spettri e fantasmi, associando questi ultimi alla luce. I fantasmi per tutti noi sono bianchi, lenzuola fluttuanti o vaghe sembianze di corpi che guizzano o frusciano attraversati dalla luce.

La nostra epoca con la massiccia operazione di nuova industrializzazione avvenuta a fine anni Cinquanta ha comportato un importante impoverimento della cultura popolare più antica e la conseguente desertificazione di tradizioni e credenze. Quando volgiamo lo sguardo all'antichità, non possiamo fare a meno di contemplare tutto il corredo immaginifico simbolico rinvenuto negli anni Settanta (epoca contrassegnata da una sorta di rivoluzione contro l'invasiva presenza della comodità che spazio ha tolto all'interazione uomo Natura), da una letteratura anche cinematografica di genere horror che poneva al centro il disadattamento dell'uomo moderno nei confronti di tutto un mondo governato dall'invisibile in via di arretramento dinanzi al progresso divenuto inarrestabile. Castelli infestati da macabre presenze, rivisitazioni su pellicola del mostro di Frankenstein, cimiteri popolati da zombie e tanto altro hanno riproposto i temi gotici ottocenteschi. La campagna e la Natura che vediamo presenti nella letteratura romantica sono ben lontane dal ricondursi agli ambienti bucolici d'ispirazione virgiliana sovrastati da una luminosa armonia che riporta l'uomo a un senso di pace perduto. I luoghi romantici e gotici nello specifico, pullulano di demoni e spiriti, presentando una visione trasversale della spiritualità.

Parlare di Romanticismo significa considerare anche l'aspetto più oscuro della spiritualità che appartiene allo spiritismo in tutti i suoi attributi. Il poeta, lo scrittore, l'artista sono figure ispirate e l'ispirazione è di per sé uno spirito o demone secondo la sua primitiva definizione. La Natura stessa è spirito secondo la filosofia romantica tedesca. Da lì a venire abbiamo perso tanto e il rapporto vivo e attivo con le etimologie che erano il perno intorno a cui ruotava l'interesse dei letterati dell'epoca. Quando oggi parliamo di spirito ci raccordiamo a un'entità demoniaca. Lo spirito o spettro lo confondiamo col demonio.

Chi è realmente il demonio?

"Demonio" viene dal greco "daimon" che significa "spirito", entità soprannaturale. Gli spiriti da sempre caratterizzano l'immaginario collettivo dei popoli mettendone in luce il rapporto col mondo. Il Romanticismo mantiene in vita l'eccezione originaria della parola "daimon", appunto "spirito" che con la debita attenzione bada a non confondere con il giudaico cristiano Satana la cui origine rintracciamo nella radice "tn" che ha dato vita al verbo greco "uccidere" e che ritroviamo nel semitico Saten presente nel Vecchio Testamento non come diavolo o demonio, bensì come l'avversario. Per gli Ebrei in cui dall'inizio del loro cammino di popolo ha avuto importanza l'identificazione dell'identità da associare a un luogo con la definizione di Patria, Saten non avrebbe potuto avere altro significato.

Il daimon invece è lo spirito che si erge al di sopra di ogni diatriba etica tra il bene e il male e in tale prospettiva il Romanticismo mostra interesse per gli ancestrali corredi immaginifici che costellano le antiche culture pagane.

La fioritura del fantasy per merito di Tolkien ha fatto sì che le primitive costellazioni di spiriti non sprofondassero con l'avvento del Novecento nel nulla. Noi oggi ci riferiamo al termine fantasma per indicare ogni categoria di spirito, allontanandoci così inesorabilmente non solo da un sentire autentico e comune, ma dalla linea che congiunge al passato ancestrale. Per noi oggi gli spettri sono i fantasmi e i fantasmi sono tutti bianchi. Ebbene, così non è.

La Natura pullula di gerarchie di esseri sottili che, in base agli elementi in riferimento e a cui fanno da protettori, ne acquisiscono tratti e colori. Le ondine, conosciute anche come ninfe, hanno un corpo leggero e trasparente, di un celeste chiaro o di un verde acquamarina. Gli elfi, legati ai prati e ai boschi sono verdi. Il domovoj, i lari secondo la mitologia slava e russa, è un mostriciattolo brutto e nero come di colore nero sono i carboni del camino. Variano i nomi, ma è interessante constatare la familiarità di caratteristiche legate a civiltà distanti tra loro migliaia di chilometri.

L'universo dell'immaginario popolare è infinito e a mano a mano che si sale dal basso verso l'etere, lo spessore materico diminuisce e subentra preponderante il carattere fulgido della luce. Il Romanticismo, nonostante l'ateismo diffuso di letterati e artisti, aveva in grande considerazione la dimensione dello spirito che permea ogni cosa e si manifesta come genio creativo nei più sensibili .

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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