Per assicurare a noi la vita in tanti la perderanno. È nell'ordine delle cose. E non mi riferisco alla vita dei nostri consimili, bensì alle altre forme di vita esistenti.
Alle piante estirpate, ai frutti strappati ai loro rami, agli animali uccisi per il nostro fabbisogno alimentare sempre crescente. Ogni giorno si compie uno sterminio impressionante senza che vi poniamo in tanti un solo fiore di riflessione.
Il male è ovunque e soprattutto dove noi non siamo e la nostra apparente innocenza ci rende complici.
Cosa potremmo fare? Alimentarci di meno noi che esageriamo, noi della cultura del benessere che ci sta lasciando inermi al palo. Dov'è più il benessere? Stanno cadendo i vecchi idoli per dare spazio ai credo più profondi.
Il cibo è morte, comunque, in ogni caso. E là dove si ferma la nostra consapevolezza, altre vite muoiono senza che noi ne siamo coinvolti. Il male è ovunque e nutre i suoi fiori, recuperando il pensiero del poeta Baudelaire che ravvisava nella nuova epoca germogli di apparente bellezza che avrebbero nutrito la morte.
Chi è il poeta se non un profeta non dichiarato che utilizza le armi del vecchio verbo per scagliare messaggi potenti rivolti alla gente comune? È così che la dimensione fiabesca nel nuovo secolo novecentesco viene rispolverata insieme al linguaggio mitologico più arcano, come evidenziano le opere di Tolkien.
Con Baudelaire assistiamo alla volontà di rivisitare e introdurre attraverso una ponderata analisi degli eccessi comportamentali umani che vanno dalla crudeltà all'erotismo più sfrenato, una chiave di luce che attraverso la bellezza ci permetta di sopportare l'esistenza dolorosa e impietosa. La sua è un'operazione che sorge da una ribellione interiore avviata verso tutto ciò che nella società vi sia di pianificato e realizzato e che porta i sensibili e gli artisti a estraniarsi. Non si può parlare di nichilismo o di estremismo fine a se stesso nell'operazione di rivoluzione letteraria perpetrata da Baudelaire. C'è una ragione esistenziale alla base della sua visione di bellezza, così come nel linguaggio c'è un progetto di ricreazione umana che consenta all'uomo di affrontare il non senso e il dolore che ne deriva.
Le parole sono armi smussate dalla riverenza per l'arte che nobilita lo squallore che ci circonda, insidiando i fiori del male.
La sua operazione letteraria scaverà nel profondo delle coscienze avviando una nuova ridefinizione della morale che perdurerà fino ai nostri giorni. Questa rinascerà vivificata e rigenerata nella letteratura metropolitana anni Novanta che ha come esempio la delicata penna di Banana Yoshimoto.