La noia è una caratteristica determinante che influenza gli errati stili di vita di Versailles. In una realtà distaccata dal mondo, in cui alla totale assenza dell'igiene fisica si accompagna quella dell'igiene morale, la noia è la nemica principale da combattere attraverso fughe amorose che spesso inciampano in gravidanze difficili da gestire che porteranno poi all'abbandono degli sfortunati o al loro affidamento a cameriere o servette di fiducia.
Maria Antonietta inizialmente disgustata da quanto accadeva intorno a sé, cercherà di introdurre un raffinato gusto nell'esagersta opulenza che la circonda, anche attraverso l'inserimento del valzer tra i balli di corte. La noia, questa terribile nemica degli aristocratici di alto rango non risparmierà neanche lei che ne verrà inevitabilmente coinvolta rendendosi complice di quello stile di vita caratterizzato da continue feste, balli e inviti che graveranno sui conti già in rosso dei Francesi.
Il valzer viennese sarà uno degli elementi che contribuirà a rinforzare il legame tra Francia e Austria ma non riuscirà a smorzare l'antipatia dei Francesi nei confronti di quella regina macchiata dalla nascita della colpa di essere austriaca.
I matrimoni combinati tra i reali a poco sono serviti a rinsaldare i rapporti tra gli stati, semmai hanno contribuito ad approfondire la spaccatura tra gli ambienti aristocratici e quelli minori. L'Illuminismo poco riuscirà a realizzare affinché questo stato di cose subisca un cambiamento. I rapporti tra gli stati restano prioritari e vanno consolidati attraverso i matrimoni dei rampolli reali, che porteranno a ulteriori lacerazioni gli equilibri delle nazioni. Lo vedremo anche noi qui in Italia a proposito della forte ingerenza di Francesco Giuseppe rafforzatosi ulteriormente col matrimonio con la principessa Elisabetta di Baviera, che gli permetterà di espandere, il suo dominio verso Ovest.
L'Illuminismo però non è svanito nel nulla. Cambiamenti verranno introdotti sulla base di un grande insegnamento che cambierà le sorti della storia anche da noi in Italia. In primo luogo la grande conquista sul piano della coscienza che le rivoluzioni incisive partono dal basso e che i ceti popolari sono un fiume in piena difficile da controllare.
La rivoluzione industriale di fine Settecento si rifletterà sulla politica dell'Ottocento dando i suoi frutti anche sul piano degli spostamenti oltreché della diffusione della stampa. I popoli si avvicinano in un unico respiro di libertà, nonostante i costi proibitivi. A condurre il tam tam informativo saranno proprio gli intellettuali animati dai nuovi ideali borghesi, stufi di un'aristocrazia che calpesta i diritti umani e l'operato dell'anima. Pensatori e artisti nonostante siano spesso aristocratici di nascita, si trovano sempre più lontani da mentalità e stili di vita che mal si accompagnano agli ideali di purezza rappresentati dalla Natura. Lo vediamo in Leopardi che preferisce gli ambienti raccolti in cui esprimere la propria vicinanza alla natura attraverso i canti dell'anima.
Il carattere impegnato sul fronte politico nazionalistico e introspettivo che anima l'Ottocento contribuirà ad allentare anche a seguito della rovinosa caduta dei reali di Versailles, lo stile di vita sfrenato della nobiltà, riflettendosi sul ridimensionamento degli spazi interni. Le sale da ballo si faranno sempre più contenute e prenderanno piede i salotti che diventeranno luoghi destinati anche al ballo per l'aristocrazia meno lussuriosa.
A partire dalla seconda metà dell'Ottocento la noia dei nobili nullafacenti e viziosi sarà associata al degrado non solo morale ma anche fisico come dimostra la fioritura di esempi nella letteratura e nei libretti operistici legati alle cosiddette eroine malaticce, ossia a quelle donne scontente della loro vita e destinate a una triste morte. Violetta del "La Traviata" ispirata a Margherita Gautier del "La signora delle camelie", Madame Bovary sono gli esempi più calzanti. A queste si unisce Anna Karenina dal carattere più introspettivo che introduce il tema de malessere psicologico di preambolo alla depressione di cui tanti artisti e poeti soffriranno nel nuovo incombente secolo.