Nella narrazione de "I promessi sposi" la provvidenza e la Divina Provvidenza procedono su binari paralleli. Da un lato assistiamo alla provvidenza che si snoda lungo la trama condotta dallo scrittore che ha chiaro dentro di sé il quadro completo di tutto il tessuto narrativo, dall'altro a un vero intervento divino che andrà ad agire sulle scelte dei protagonisti orientandoli, quasi proteggendoli, verso una risoluzione felice.
Le difficoltà, le situazioni in cui incapperanno i protagonisti hanno un valore pedagogico espresso dall'Alto che non perde mai di vista l'obiettivo di condurre verso la crescita tutti i personaggi, a iniziare da Renzo e Lucia.
Alla fine i due protagonisti si ritrovano cambiati, nonostante ciò, il loro amore non subisce tentennamenti. È questo un dato fondamentale che emerge dal tessuto narrativo specie se rapportato alle devianze morali a cui i cambiamenti in un'epoca contrassegnata da elevati vivacità e fermenti, potrebbero indurre. L'elemento morale che pregna le pagine del romanzo congiunto alla forte fede fa sì che l'amore non ne venga turbato. È il sole immobile offuscato dalla nebbia della peste, che poi ricompare più splendente di prima. È il volto di Dio che alimenta ogni umano cuore a lui devoto.
L'uomo si misura con la storia, interviene nella storia che non è un fatto a parte rispetto all'evoluzione del singolo. Essa è infatti la somma della voce di ogni individuo dissonante o consonante con quanto succede. Di pari passo allo svolgimento delle azioni singole e collettive che plasmano la storia vi è una realtà rigorista che su un altro piano non si lascia assolutamente intaccare.
Se i personaggi cambiano condotta, ciò avviene orientandosi verso il bene e ciò comporta un cambiamento radicale del proprio stile di vita. Dio guida il singolo, Dio guida la storia. Sono tutti in cammino tranne i mediocri.
L'onniscienza di Manzoni potrebbe essere travisata, confusa con l'Onnipotenza divina. I due piani procedono, a volte s'incontrano ma il Manzoni ha chiaro dentro di sé il piano su cui collocarsi ed è un piano umano illuminato dalla fede. L'Illuminismo di Manzoni lo troviamo attivo sul piano della fede. L'intelligenza, la disponibilità ad andare verso gli altri, a crescere senza perdere la luce alimentata dal senno del discernimento fanno il resto. L'Illuminimo è allora su due binari. Il primo narrativo muove la trama e mette in luce le capacità personali dei personaggi, l'altro riguarda la fede. Sul primo troviamo collocata la presenza della provvidenza dello scrittore onnisciente, sull'altro Dio che opera. Lo scrittore si fa portavoce o meglio, strumento di Dio, ma è bene attento a rimanere su un piano di subalternità e a non dare adito a fraintendimenti. Ciò è reso possibile intervenendo nella narrazione come da dietro le quinte di un'opera in corso, creando l'illusione di non sapere. Questa finzione letteraria serve anche ai fini della narrazione stessa, ossia a mantenere in vita l'alternanza tra climax e suspense. È un'opera studiata bene, accuratamente premeditata quella de "I promessi sposi". Dio interviene nell'uomo avendo dentro di sé chiaro il mondo interiore di ciascuno di noi, cosa che non è concessa all'uomo. Dio è oltre le nubi della confusione alimentata dall'uomo. Svela e si rivela ma non totalmente o forse, è il limite intrinseco all'uomo, quale sua creatura, che gli impedisce di cogliere Dio. Su questo punto e sui due temi della provvidenza insiste il dibattito dei critici spesso di posizioni ideologiche contrapposte. Per quanto l'opera "I promessi sposi" possa apparire scontata, in alcuni passaggi pedante, resta uno dei più alti esempi di letteratura non solo italiana e di una attualità che va ben oltre le intenzioni stesse dell'autore che ne ha mosso e condotto i passi.