Dalla pittura come illusione alla pittura come allusione. Seicento e Ottocento a confronto
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Dalla pittura come illusione alla pittura come allusione. Seicento e Ottocento a confronto

Invito all'Arte
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Marie Antoinette Queen of France is a painting by Elisabeth Louise Vigee-Lebrun
Marie Antoinette Queen of France is a painting by Elisabeth Louise Vigee-Lebrun

 

Il Seicento e buona parte del Settecento sono le epoche che più esprimono l'attenzione all'opulenza resa attraverso l'esagerazione della forma. La forma priva di contenuto fa la differenza tra chi ha in mano lo scettro del potere e tutti gli altri, la massa sottoposta al regime monarchico e oligarchico. L'esagerazione è affidata ai pochi ricchi fedelissimi del re, così come agli alti ranghi della Chiesa.

Tutta questa opulenza traboccante di ricchezza rivela un mondo impostato sull'apparenza, tramandatoci dalla ritrattistica dell'epoca. Come fossero fotografie ritoccate oltre ogni misura, i ritratti dell'epoca hanno l'obiettivo di stigmatizzare e salvare dalla furia del tempo notabili e governanti ripresi nei loro abiti più sontuosi, espressione di un prestigio ai più negato.

Le sfere sociali sono separate da invisibili quanto consistenti barriere obbedendo a veri modelli di casta. I gironi danteschi si esprimono in una concezione temporale e per nulla spirituale del mondo in cui ogni fascia sociale più bassa è separata nettamente da quelle più alte. La situazione più critica si riscontra in Francia e nella Repubblica di Venezia dove i ceti dominanti si abbandonano a una vita di mollezze e frivolezze. Ed è proprio a Venezia che il Carnevale assume nei suoi motteggiamenti una doppia valenza per classi sociali. Mentre gli aristocratici se la godono e se la spassano nei loro lussuosi palazzi, al popolo non resta che caricaturizzare dietro consenso i loro comportamenti. In questo costume riecheggia un Medioevo in cui i buffoni di corte avevano proprio il ruolo di motteggiare il signore del feudo, suscitando il riso dei commensali.

L'arte contraddistinta da una funzione autocelebrativa non è solo rappresentativa di quell'epoca. La ritroviamo già prima, nel Cinquecento e in età antica. La differenza nel Seicento è demarcata dall'attenzione prestata dai ritrattisti agli interni e ai lussuosi parchi che circondano i palazzi reali. Dame e signori investono con la loro opulenza anche l'ambiente che lì riguarda il quale si fa detonatore del loro prestigio. L'ambiente è addomesticato dal potere dell'uomo che vi trasferisce la sua distintiva impronta.

Con L'Ottocento l'attenzione della pittura si sposta dalla forma esteriore ai sentimenti. Si spengono i riflettori sulla pomposità celebrativa e si accendono invece timidamente sugli ambienti interiori, dando luogo a una pittura che sa essere dinamica nella sua discrezionalità. Non manca il repertorio della ritrattistica di rappresentanza che però acquisisce caratteri più introspettivi dando spazio al gioco dei chiaro scuri. Interviene la sobrietà di gusto a mettere in risalto un'epoca di forte impegno storico e morale. Come avviene nella letteratura con i grandi romanzi e nella musica attraverso la lirica, la pittura si fa racconto e interprete di scene anche quotidiane, coinvolgendo anche i ceti più umili e la classe operaia.

Tutto sembra esalare una sua poesia che rintracciamo nelle stagioni intermedie di autunno e primavera, per i toni soffusi e quell'incertezza climatica a cui corrispondono i sentimenti di vaghezza e di indefinito. Anche i fiori assumono una valenza diversa rispetto ai due secoli precedenti. Da essere accostati alla ricchezza di cui la Natura si fa prodiga attraverso i suoi esempi di creatività variopinta, adesso diventano non ornamento ma accessorio esaltante la bellezza femminile timida e ricercata nei dettagli. Per nulla artefatta. L'arte si fa allusione e non più illusione. Espressione di un mondo adornato e reso bello dai sentimenti che come i fiori sbocciano dall'interno profondo della Natura e dell'uomo. La fatuità che celebra l'illusione appartiene alla rappresentazione di un mondo fine a se stesso e in cui la libertà a livello di monomio e realizzazione non esiste ed è schiava di forti condizionamenti che i ricchi per primi mantengono in vita, piegando ad essi le loro esistenze.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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