Il regno degli uccelli e il varco nella solitudine. Un viaggio attraverso i simboli dal Seicento al Novecento
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Il regno degli uccelli e il varco nella solitudine. Un viaggio attraverso i simboli dal Seicento al Novecento

Invito all'Arte
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Jean-Baptiste-Marie-Pierre-Leda-e-il-cigno-seconda-meta-del-XVIII-sec
Jean-Baptiste-Marie-Pierre-Leda-e-il-cigno-seconda-meta-del-XVIII-sec

 

Quando parliamo del superamento dell'Età Barocca ci riferiamo alla cultura dei Lumi che porta al surclassamento di ogni forma di eccessi. Paradossalmente la vera operazione di cambiamento fu propria attuata dalla Magia che riporta l'uomo a visionarsi interiormente.

La mitologia ci parla a seconda dei contenuti che siamo pronti ad accogliere, rendendosi specchio di noi stessi. L'estremismo flaccido della lussuria ha connotato i due secoli Seicento e Settecento provocando non solo lo scollamento dell'alta società dalla tragica contemporaneità del terzo stato, ma anche della dimensione spirituale dalla Chiesa ufficiale. Della Mitologia vengono recuperati i tratti bucolici che vengono riportati alla leggiadria dei giardini di corte.

Boucher è tra i pittori francesi che più di tutti descrivono la dimensioni edonistica dell'epoca rococò soffermandosi su nudi femminili fortemente erotici riproducenti stati di riposo sognante legati all'appagamento fisico. Centrale è l'immagine del cigno associato a Leda, personaggio mitologico recuperato dalla tradizione troiana, in quanto madre di Leda.

Il cigno assume una valenza simbolica del tutto differente rispetto a quella proposta in età medievale e riferita prevalentemente alla cultura celtica dove suggeriva la forma dell'arpa. Già nel Cinquecento, espressione ne è l'opera "Leda e il cigno" di Michelangelo, l'elegante volatile allevato nei bei parchi e giardini acquisisce uno spudorato significato erotico, come ci mostra l'opera azzardata di Boucher. Di contro alle figure teriomorfe infernali che popolano paludi e paesaggi lacustri lontani dall'influenza umana, cigni e pavoni esprimono la ricerca dell'appagamento sensuale e la lussuria tipiche degli ambienti aristocratici. L'uccello ha di per sé una valenza sessuale associata al regime diurno (maschile) dei simboli e il cigno interpreta l'arte del bravo seduttore in grado di appagare totalmente la donna. Più una donna era desiderata e si concedeva agli uomini galanti, più veniva apprezzata. A Parigi come a Venezia valeva questa convinzione. Nelle ville venete compaiono difatti ritratti di doghesse del Seicento col seno scoperto e circondate da uomini.

La magia di Mozart esercitata attraverso la musica de "Il flauto magico" riporta l'uomo alla naturalità obliata. La sensualità è un tramite e non un fine per accedere a contenuti più alti. Anche il flauto di origine greca ha una valenza sessuale, accompagnava le processioni bacchiche orgiastiche attraverso le quali si raggiungeva un altro livello di percezione di se stessi.

Nel Romanticismo tutta la mitologia viene riletta e reinterpretata. Le atmosfere sono quelle che richiamano la profondità dell'animo umano. Il cigno è la purezza di chi tenta percorsi non ancora battuti, col fine di espandere il dominio della percezione d'infinito. Il cigno è la nuvola che fluttua facendo corrispondere in un gioco di simmetrie ermetico quanto è in alto a quanto è in basso. Il cigno è anche immagine metaforica della poesia, un corpo bianco leggero che galleggia sulla putredine delle vicissitudini umane e lascia una scia delicata facendosi promotore di nuovi percorsi da seguire. Per questo è modello di elevazione spirituale.

Se nel Seicento la coppia di piccoli uccelli che amoreggiano esprime la fase del corteggiamento ben tradotto in danza dal minuetto, il cigno è emblema della spudoratezza che ne segue. Alla coppia di uccelli canarini e cardellini il Romanticismo contrappone il singolo passero di campagna che ritroviamo presente ne "Il passero solitario" di Leopardi. Nel Novecento l'uccello diventerà l'espressione di libertà del poeta svincolato dalla storia e da ogni legame con la materia. Appare goffo quando cammina ed elegante invece quando nuota negli spazi del cielo. È quanto ci porge "L'Albatros" di Baudelaire. L'uccello rappresentato dal gabbiano Jonathan Livingston prosegue il discorso avviato dal poeta francese, ponendo al centro dell'attenzione il bisogno dell'uomo di andare oltre se stesso attraverso la conoscenza, un cammino che prevede la solitudine quale punto di partenza e tramite.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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