La fine dell'Ottocento e il dramma della ''trovatella''
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

La fine dell'Ottocento e il dramma della ''trovatella''

Invito all'Arte
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Antonio Rotta - La giovane fioraia
Antonio Rotta - La giovane fioraia

 

La distanza dal mondo si esprime in purezza. La distanza dal mondo è la vera eleganza. Quanto più una società si attacca al materialismo e concepisce il progresso e l'elevazione sociale in sua funzione, tanto più attraverso i costumi e la moda andrà incontro a forme di severa degenerazione.

Degenerazione è generazione non all'indietro ma al contrario. È una produzione marcia che non guarda alla vita come risultato di processi naturali e spirituali, ma si rivolge alla volgarità che è il contrario della vita, sorretta da ideali nobili.

La semplicità, la purezza sono la vera eleganza ed è quanto ci comunica la produzione pittorica di donne di provincia e campagna di fine Ottocento. Gli atteggiamenti di stupore verso il mondo conosciuto che esula dalla monotona quotidianità, nonostante la ripetitività di situazioni, rappresentano lo straordinario di queste donne ancorate alla loro primitività altrove in via di esaurimento. Così come in via di estinzione sono le provinciali felici del loro mondo ristretto, quasi questo fosse un piccolo paradiso contenente il necessario per soddisfare corpo e anima. La mela, espressione del nuovo, del desiderio quale elemento di rottura dall'esaustività monotona da cui l'uomo è andato via via svincolandosi, è simbolo della ricerca che sfocia nell'abbaglio dell'effimero conseguibile tramite le scorciatoie che offre una vita scabrosa e distante dalla purezza iniziale.

La provinciale che fugge dalla monotonia della sua piccola realtà e si reca in città lasciandosi abbindolare dal luccichio ingannevole è un motivo che ricorre di frequente nella cronaca del tempo e costituisce il prototipo del fallimento della nuova società che va delineandosi. "La signora delle camelie" di Dumas ispirata a una storia vera e "La traviata" che la reinterpreta attraverso l'opera di Verdi, rappresentano questa realtà che va affermandosi, mettendo in ombra l'etichetta di rispettabilità delle donne di città storiche come Parigi. Come anche oggi, la rispettabilità dell'epoca è legata alla classe sociale di provenienza o acquisita. La "coquette" parigina, per quanto discutibile sia, intesse rapporti sociali con personalità prestigiose, a differenza della prostituta di borgata. I bei vestiti, le feste danzanti nascondono un commercio di vite che ha pesanti ricadute sulle anime innocenti frutto di scappatelle fugaci. Londra, Parigi, Francoforte risultano afflitte dal dramma dell'abbandono di neonati adagiati nelle ceste e riposti sulla soglia di conventi o chiese. Le madri non sempre sono ragazze di strada, spesso si tratta di giovani avvenenti che partoriscono il figlio illegittimo di notabili o aristocratici.

È in quel tempo che si diffonde la devozione per la Madonna delle Partorienti, per Maria Ausiliatrice, così come per la Madonna della Consolazione incoraggiata degli incontri della piccola Bernadette con la Madre di Dio a Lourdes. La serie di apparizioni, nonostante lo scetticismo della Chiesa, ha una grande divulgazione in Europa e Oltreoceano. La Madonna sceglie e parla agli umili. Guarda alla purezza del cuore facendosi portavoce diretta di quanto è contenuto nei testi biblici ed evangelici. A seguito di queste apparizioni prodigiose, la Chiesa al servizio della comunità e degli umili acquista la fiducia da parte di chi nutre sospetti sulle sue azioni. Tanti sono i nobili che lasciano in punto di morte parte dei loro averi in beneficenza a suore e monaci impegnati ad accogliere i trovatelli. Quello della "trovatella" o dell'orfanello è un tema centrale della fine dell'Ottocento. È una piaga vera e propria sulla quale le istituzioni dell'epoca s'interrogano e che decidono di contrastare anche attraverso l'alfabetizzazione e la diffusione di temi a sfondo morale che connotano la narrativa dei ragazzi. Il tema dell'orfanella diventa un classico apprezzato anche ai nostri giorni, al punto da presentarsi a volte nei termini di una rivisitazione di Cenerentola. La figlia o il figlio adottivo che eccellono rispetto ai figli naturali sono modelli da imitare. Sono gli sfortunati che per la buona condotta vengono protetti e premiati da Dio, nonostante la macchia ereditata dalla madre. Ci si può redimere attraverso le azioni anche da colpe non proprie. È questo il messaggio che passa consolidando il nuovo mito del borghese in grado di crearsi da solo in quanto artefice del proprio destino. Un mito questo, dal doppio risvolto felice e triste.

Nel tempo si presenta la necessità di porre un freno ai parti di figli illegittimi. Conventi ed istituti religiosi non riescono più a fronteggiare il fenomeno ed ecco che subentra la moda a porgere la soluzione che suscita al principio non poche polemiche e indignazioni. Gli abiti femminili abbandonano la crinolina e diventano a taglio dritto. Ancora più rigidi e attillati si fanno corpetti e bustini che contrastano col grande fiocco o con la veste arricciata sul fondo schiena, a creare l'effetto gonfiore e a sbilanciare il corpo in avanti. È un modo questo per suggerire secondo lo stile velato che la decenza dell'epoca imponeva, i rapporti anali e difatti questa nuova moda si diffonde inizialmente nei sobborghi cittadini. Il riferimento al comportamento di decenza da adottare è palese, tant'è che la regina Vittoria si sente in dovere di proibire la divulgazione di questa nuova moda nell'alta società. A poco vale la sua resistenza. La moda attecchisce ma con rivisitazioni che la rendono più sobria. Il fiocco si sgonfia insieme alla veste, compare il giacchino attillato in vita, sul modello maschile, a dare un tocco di modernità. La figura femminile risulta slanciata. Il nuovo stile nobilita e salva la dignità della donna, conferendole un nuovo portamento sicuramente più sicuro. Un portamento di signora sempre più concreta e al passo con le esigenze del tempo.

 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001